Uccidere per Krishna
Il Pericolo di una Devozione Squilibrata
un libro di
Henry Doktorski
© 2018 di Henry Doktorski

Immagine di copertina: una pistola One Star modello P.45 dello stesso tipo di quella che uccise Sulochan.
Immagine di copertina: una pistola One Star modello P.45 dello stesso tipo di quella che uccise Sulochan.

Uccidere per Krishna: il Pericolo di una Devozione Squilibrata (titolo originale: Killing for Krishna: The Danger of Deranged Devotion) di Henry Doktorski (2018). 591 pagine, 15x23 cm. Si può ordinare su Amazon.it o richiedere direttamente all’autore. Amazon.com.



Come acquistare Uccidere per Krishna

Edizione in spagnolo: Sicarios Por Krishna

Ringraziamenti

Riassunto

Contenuti

In generale (versione ridotta letta dall’autore)

In generale (versione ridotta, trascrizione)

Estratti

Immagini

Lettere dei lettori

Puranjana (Tim Lee) parla dei falsi guru, dei discepoli ingannati e dei libri di Henry

Recensione di E. Burke Rochford Jr. in Nova Religio

Recensione di Jan Brzezinski, Vrindaban, India

Recensione di Hrvoje Marjanovic, Zagabria, Croazia

Intervista con Mario Pineda, parte 1

Intervista con Mario Pineda, parte 2

Intervista con Jim Paris su Talk Radio Host

Recensione di un’intervista con Mario Pineda di Hrvoje Marjanovic

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 1

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 2

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 3

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 4

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 5

Recensione di Henri Jolicoeur su YouTube, parte 6

Recensione di J. Davila Ashcraft su Paleo-Orthodoxy

Chi è Radhanath Swami? Di J. Davila Ashcraft su Paleo-Orthodoxy

Serie podcast in 7 parti su Killing For Krishna

Newsletter che rivela il coinvolgimento di Kuladri nel complotto omicida

Jyotirdhama dasa parla dell’omicidio di Sulochan dasa

•105-minute Intervista di 105 minuti con Henry a proposito dei suoi libri Killing for Krishna e Eleven Naked Emperors con il Rev. Jack Davila Ashcraft su radio Expedition Truth

Cerimonia in memoria di Sulochan Prabhu, 2018.

• Oltre ai giudizi encomiastici su Killing For Krishna di cui sopra, occorre ricordare di leggere attentamente quelli negativi come questa “illuminante” recensione di 3000 parole sul libro, intitolata Killing For Krishna—Really? Scritta da Priita devi dasi che ha dichiarato (nella sua recensione): “Non ho letto il libro e non ho assolutamente intenzione di farlo.”




Note sul Traduttore

LUCIA BALLERINI, FIORENTINA DOC, vive nelle Marche a Senigallia. Diplomata al Liceo Classico e laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne a Firenze, da sempre si interessa di filologia e studi del linguaggio. Attraverso la musica di George Harrison, di cui è una profonda cultrice, si imbatte nella cultura Hare Krishna. Legge la Bhagavad-gita e numerosi testi di cultura vedica.

Lucia afferma: “Tradurre questo libro è stato un appassionante viaggio nei meandri di una religione assai complessa e controversa. Nonostante la drammaticità degli argomenti trattati con grande obiettività e lucidità da Henry Doktorski, ho potuto dare nuova linfa ad una fede assopita da tempo e liberarmi dai condizionamenti del passato e dalle vuote scenografie.”


Come acquistare Uccidere per Krishna

L’imponente libro documentaristico di 591 pagine scritto da Henry Doktorski sull’omicidio dell’ex residente di New Vrindaban nonché membro Hare Krishna Steven Bryant (Sulochan dasa), avvenuto nel 1986, può essere acquistato in diversi modi:

(1) Risparmierete denaro acquistandolo direttamente dall’autore: inviate all’autore $19,99, tramite assegno o bollettino postale (nel prezzo sono comprese le spese di spedizione in tutti gli Stati Uniti), alla casella postale PO Box 893343, Temecula, California, 92589. I pagamenti con carta di credito devono essere PayPal. Inviate il pagamento PayPal all’autore all’indirizzo mail elencato di seguito. Chi acquisti dal Canada o da oltreoceano può pagare con Western Union e chiedere direttamente all’autore i costi di spedizione.
(2) Ordinate su eBay (le spese di spedizione per acquirenti oltreoceano sono incredibilmente contenute) alla voce Killing For Krishna su e eBay.
(3) Negli Usa acquistate su Amazon.com.
(4) In Canada acquistate su Amazon.ca.
(5) In Messico acquistate su Amazon.com.mx.
(6) In Brasile acquistate su Amazon.com.br.
(7) In Gran Bretagna acquistate Amazon.co.uk.
(8) In Francia acquistate su Amazon.fr.
(9) Nei Paesi Bassi acquistate su Amazon.nl.
(10) In Spagna acquistate su Amazon.es.
(11) In Germania acquistate su Amazon.de.
(12) In Italia acquistate su Amazon.it.
(13) In Giappone acquistate su Amazon.jp.
(14) In Australia acquistate su Amazon.com.au.
(15) In India acquistate su Amazon.in.
(16) I lettori di Kindle possono acquistare su Amazon Kindle.

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Riconoscimenti

Uccidere per Krishna- il Pericolo di una Devozione Squilibrata di Henry Doktorski è un’opera intelligente, dalle mille sfumature, frutto di un’impeccabile ricerca su fatti e sviluppi che no ancora oggi a tormentare l’ISKCON. L’autore scrive da una prospettiva unica: ha studiato metodicamente l’archivio Keith Gordon Ham/Swami Bhaktipada per quindici anni e in qualità di ex residente presso la comunità di New Vrindaban, egli è sia testimone oculare che cronista della maggior parte degli eventi descritti in questo libro. Inoltre, a differenza di precedenti testimonianze sul declino della comunità di New Vrindaban, Doktorski si astiene dal semplificare in modo eccessivo una narrazione complessa per sua stessa natura. Al contrario egli ne riconosce l’ambiguità là dove è giusto farlo così come la chiarezza quando è possibile. Il risultato è un’opera scritta ad arte, importante e aggiornata - e se è prevedibile che la sua pubblicazione potrebbe non essere accolta favorevolmente dai membri dell’ISKCON, c’è da sperare che possa comunque essere funzionale all’avvio di una riflessione onesta e imparziale all’interno di un movimento che finora è stato piuttosto riluttante a confrontarsi con il proprio passato e le proprie responsabilità.

—- Professor Dr. Alexander Batthyany, premio Viktor Frankl in filosofia e psicologia presso l’Accademia Internazionale di Filosofia del Principato del Liechtenstein.


Uccidere per Krishna- il Pericolo di una Devozione Squilibrata dovrà compiere un lungo percorso per far pace con il crimine più famoso dell’ISKCON, l’omicidio di Sulochan dasa (Steven Bryant). Henry Doktorski basa il suo trattato su anni di ricerca. Nello spirito della citazione biblica: “La verità vi renderà liberi,” Uccidere per Krishna offre ai seguaci dell’ISKCON la verità sulla storia oscura dell’organizzazione.

—Nori J. Muster (Nandini devi dasi), ex discepola di Ramesvara Maharaja, segretaria personale di Mukunda Goswami presso l’Ufficio affari pubblici ISKCON, editore associato dell’ISKCON World Review e autrice di Betrayal of the Spirit (University of Illinois Press).


5 stelle. Volete la verità su quelli che sono forse da ritenersi gli eventi cruciali della storia recente del movimento Hare Krishna? Minuziosamente documentato, oltre ogni immaginazione, e dolorosamente obiettivo senza mai sfociare in un programma diffamatorio o settario, questo resoconto va ben oltre Monkey on a Stick nel trattare gli argomenti e nell’evitare strenuamente il suo sensazionalismo. Interessante tanto agli occhi dei devoti che dei non devoti, nonostante la crudezza dell’argomento, il libro presenta la coscienza di Krishna così com’è. Il libro è indipendente, non filtrato da nessuna leadership istituzionale e non rappresenta gli interessi personali di nessuno. Tutti i miei omaggi ai devoti che vi hanno contribuito. Srila Prabhupada ha detto che i brahmana seguono la verità. Perciò questo libro non può fargli dispiacere.

—Bhakta Eric Johanson Johanson (un tempo Vrindaban- Chandra Swami) ex membro dell’ ISKCON ed ex discepolo di Handsadutta Maharaja, Moab, Utah, da una recensione Amazon


5 stelle. Prima di tutto Killing for Krishna - the Danger of Deranged Devotion si basa sull’osservazione, sulla ricerca e su un resoconto meticolosi. Henry Doktorski ha considerato i malfattori per quello che erano (e probabilmente sono ancora), e li smaschera colpendo il bersaglio esattamente nel centro. Essendo un ex membro di quella setta, ha conosciuto tutti quei bravi ragazzi. Per questo quegli squilibrati praticanti della pseudo-bhakti non si sentono a proprio agio nei confronti del suo libro e tale disagio è quello che la maggior parte di loro si merita in pieno. Il manoscritto abbonda di rimandi e presenta tante possibili differenti spiegazioni di eventi secondari, ma collegati, osservati da angolazioni diverse, senza perdere di vista il filo principale ovvero l’assassinio spietato di un dissidente che in fondo, come si è poi dimostrato, aveva ragione. Quest’opera voluminosa si legge tutta d’un fiato grazie alla tensione creata dal sottotitolo di ciascun capitolo che fa sì che il lettore resti coinvolto e interessato alla narrazione. Come potrebbe non essere così? Tutto il racconto è carico di descrizioni accurate e prolisse della mescolanza tipica delle sette tra intrighi, slealtà e tradimento (la peggiore varietà di triade). Esiste anche una serie televisiva ispirata a questo grandioso libro.

—Kailasa Candra dasa, ACBSP (Mark Goodwin), intellettuale Vaishnava, pensatore, astrologo siderale e fondatore di The Vaishnava Foundation (Jasper, Arkansas), da una recensione su Amazon


5 stelle. Narrazione degli anni della vita di Radhanath Swami che mancano dalla sua [autobiografia] The Journey Home. Coloro che dimenticano la storia sono condannati a ripeterla. Quello di Henry Doktorski è il frutto di una ricerca accurata, il sequel magnificamente documentato di Monkey on a Stick, Murder, Madness and the Hare Krishnas. Il coinvolgimento dell’infido Radhanath Swami, autore della storia romanzata contenuta in The Journey Home: Autobiography of an American Swami, nell’assassinio di Sulochan dasa è cosa nota. Lo Swami è ritratto come un vero e proprio “lupo nelle vesti di una pecora” che dovrebbe prepararsi a compiere il suo “Viaggio per il Penitenziario” (meglio se in una cella accanto a quella del killer Thomas Drescher) in questa vita e per il purgatorio nella prossima. Contate sugli automi senza cervello di Radhanath Swami (non diversi da quelli di Kirtanananda) se volete assegnare una stella a questa pagina senza nemmeno procurarvi il libro o leggerlo.

—G, recensione su Amazon


(1) Questo libro è importante? (2) I devoti dell’ISKCON dovrebbero leggerlo? (3) Le conclusioni in esso presentate sono veritiere e reali?

(1) Sebbene gli eventi che vi sono descritti siano accaduti trent’anni fa, il libro è molto importante perché parla di un attuale leader e di uno dei guru più famosi dell’ISKCON. Venni a conoscenza di quell’omicidio molti anni fa. Venni a sapere che un devoto di nome Sulochan venne ucciso e che fu assassinato da Tirtha dasa che è attualmente in carcere. Quest’informazione 7egrave; disponibile su Internet. Cos’è che rende questo libro diverso? Il fatto che descrive l’intero ‘background’ e lo scenario in cui accadde l’omicidio così come le persone in esso coinvolte e il modo di pensare dei devoti dell’epoca. Delinea inoltre le motivazioni presentate dai cospiratori dell’omicidio. È un resoconto molto dettagliato di un evento importante della storia del movimento per la coscienza di Krishna. Ritengo che il libro sia molto importante.

(2) È un libro da leggere? Dovremmo leggerlo? C’è da imparare qualcosa da questo libro? Certamente. Attualmente c’è ancora una deviazione preponderante nell’ISKCON che è nota come la teoria dell’“elenco dei guru”—Le origini di questa teoria—ancora oggi presente nell’ISKCON—e le conseguenze che si possono avere con una tale scellerata e cieca adulazione sono descritte in questo libro. . . gli stessi principi sono ancora oggi presenti nell’ISKCON. Quindi è un buon libro da leggere.

(3) E adesso veniamo alle conclusioni del libro: fondamentalmente, in modo sottile, (l’) autore del libro dichiara che Radhanath Swami fu coinvolto attivamente nell’omicidio di Sulochan e che era dentro fino al collo in quell’atto criminale. Dovreste leggere il libro e farvi una cultura.

—Hanuman dasa (Hrvoje Marjanovic), Zagabria, Croazia dalla recensione su Killing for Krishna di Henry Doktorski su YouTube


5 stelle. Eccellente, importante e preciso. Questo libro è un trattato intelligente, dalle mille sfaccettature, basato su una ricerca accurata su uno dei più famosi capitoli della storia dell’ISKCON. A differenza dei primi resoconti (come Monkey on a Stick) questo libro ci offre l’opinione di un ex affiliato sull’ISKCON, su New Vrindaban e su Swami Bhaktipada. In effetti Doktorski fa riferimento a fonti alle quali può accedere solo un affiliato (ebbe l’accesso all’archivio di Keith Gordon Ham/Swami Bhaktipada) e quella che narra è una storia che va ascoltata. Tutto questo, insieme allo stile lucido dell’autore, va ad aggiungersi a un libro altamente consigliato—ai devoti, agli ex devoti e a chiunque sia venuto in contatto con o che abbia interesse per l’ISKCON, ma soprattutto ai ricercatori. Un’opera con uno standard diverso nei confronti dell’ISKCON e della sua storia. Forse, e ribadisco forse, questo libro potrebbe favorire l’apertura di un dialogo di cui il movimento ha così tanto bisogno. Speriamo.

—Zinnober, recensione su Amazon Germania


5 stelle. Giusto, equilibrato e accurato.

Potrebbe essere il copione di un film sulla mafia o di un giallo con tanto di omicidio, ma è la triste realtà. C’è così tanto materiale su Internet su quel periodo del movimento Hare Krishna che è quasi impossibile distinguere tra la realtà e la finzione. Questo libro finora è la cosa migliore che sia stata scritta. Tutti gli aspetti della questione vengono presi in considerazione e nessuno di essi viene minimizzato. Si dà voce alla storia di ognuno e si lascia che il lettore tragga le proprie conclusioni. Se proprio si vuole essere critici, si sarebbero dovuti trattare più nel dettaglio determinati argomenti come gli omicidi che precedono quello del personaggio principale. Nonostante tutto l’autore ha fatto un ottimo lavoro. È un libro che tratta di argomenti che aprono gli occhi su coloro che hanno ereditato e quasi dilapidato il patrimonio di sua Divina Grazia Srila Prabhupada.

—KingSonal, recensione su Amazon


5 stelle. Istruttivo, accurato e ben scritto: un libro potente!! Mille ringraziamenti a Henry Doktorski per il coraggio di realizzare quest’opera. Vale assolutamente la pena leggerla, soprattutto se in qualche modo si è avuto a che fare con il movimento Hare Krishna (ISKCON). Sfortunatamente uno dei leader di spicco probabilmente spenderà fino a 250000 dollari per diffamare il libro in diversi modi (su Amazon e su Google) poiché egli ha migliaia di discepoli che rilasceranno recensioni negative. Si tratta della stessa persona che ha lanciato una campagna simile per incentivare la vendita del suo libro/i per far sì che diventi(no) best sellers. Detto questo, sappiate che ogni singola recensione a 5 stelle conta per cinquecento, giusto per pareggiare i conti. Cosa ancor più interessante è che ho sentito la persona in questione tenere una conferenza e affermare: “Non possiedo denaro.” Questo è oltre modo disonesto e va ad aggiungersi a quanto dichiarato nel suo libro. Egli possiede milioni ma il denaro, secondo quello che è previsto per i guru istituzionali, è denaro di Krishna (di Dio). Per questo dicono di non possederne. Intanto alcuni di loro hanno un conto in banca che supera il milione e questo è contrario alle numerose regole valide per i sannyasi (i monaci che fanno voto di rinuncia).

Comunque, questo è un libro meraviglioso che narra nei dettagli il famoso delitto di New Vrindaban. Spero che conduca ad un livello di maggiore integrità e onestà istituzionale tra i leader dell’ISKCON. Parlando di ‘predica’ o di insegnamento Srila Prabhupada, il guru degli Hare Krishna, una volta spiegò che “predicare è come tirare un sasso a un branco di cani: quello che viene colpito guaisce più forte.” Il paragone significa che la persona che è più colpita dalla verità, è del tutto probabile che lanci una campagna contro di essa.

—Vaishnava Dasa, recensione Amazon


5 stelle. Viaggio dettagliato nel passato.

Killing for Krishna narra la storia del crimine più famoso nella storia della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON): l’omicidio di Steven Bryant, alias Sulochan, avvenuto il 22 maggio 1986. La cospirazione omicida scaturì dalla cultura violenta tipica di New Vrindaban, il più vasto centro ISKCON d’America, situato sulle colline del West Virginia. Guru e re di New Vrindaban era Kirtanananda Swami, noto anche come Bhaktipada, al secolo Keith Gordon Ham. Durante i ventisei anni di regno di Kirtanananda, nessuno dei leader ISKCON fu in grado di tenergli testa.

Nell’ISKCON ci sono stati almeno sei omicidi ed altri crimini, ma l’omicidio di Sulochan spicca fra tutti perché fu un atto criminale pianificato con estrema accortezza per il quale l’esecutore materiale, il guru Kirtanananda ed altri trascorsero del tempo in carcere. L’autore del delitto sconta tuttora la condanna all’ergastolo.

Doktorski svela la trama della cospirazione omicida partendo da quando Sulochan entrò nell’ISKCON fino al giorno in cui venne ucciso, proseguendo con la narrazione di come se la cavarono i cospiratori in tribunale e finendo con le conseguenze fino ad arrivare al giorno d’oggi. Gran parte della storia recente, così come trapela dalle mail e da altri scambi online, descrive i dissidi interni per stabilire chi fosse il più papabile da incolpare dell’omicidio.

Doktorski conclude il libro con un monito sulla devozione squilibrata, citando le conversazioni registrate su nastro e certe affermazioni che sono state pubblicate in cui il fondatore dell’ISKCON spiegava perché sia legittimo uccidere per Krishna. Egli non favorì mai l’uccisione di nessuno ma nei suoi insegnamenti parlò di come i soldati debbano uccidere per l’esercito del proprio paese. Se l’uccisione è autorizzata, allora è legittima. Ma la domanda resta aperta: chi può autorizzare un omicidio in nome di Krishna? Le sette religiose fondamentaliste spesso adottano interpretazioni contorte di un dogma e considerato lo squilibrio di un leader come Kirtanananda e la cieca fedeltà di certi suoi seguaci fino alla fine della sua vita, l’omicidio di Sulochan è assolutamente logico.

Doktorski conclude: “La saga tragica, tuttavia eroica di Sulochan serve ad illuminarci sul perché non dovremmo né consigliare di entrare a fare parte né affiliarci ad una setta carismatica. Dovremmo invece, fin dove si può, operare in modo da impedire che le sette possano riacquistare il prestigio di cui godevano negli anni ’80.”

Killing for Krishna è solo una parte della storia dell’ISKCON che Doktorski intende documentare. Ha pubblicato questa storia prima di tutto perché risponde a molte domande sul controverso passato dell’ISKCON. Sfortunatamente, l’omicidio e la cultura che lo sottende rimangono argomenti tabù nell’organizzazione dell’ISKCON. Nel mantenere il silenzio compromette la propria reputazione perché la verità ha un modo tutto suo per venire a galla. I libri come quello di Doktorski non consentiranno all’ISKCON di dimenticare del tutto.

Killing for Krishna attinge agli atti processuali, ai resoconti dei media, alle interviste e al ricordo stesso dell’autore, poiché visse quell’epoca da discepolo di Kirtanananda a New Vrindaban. Il libro contiene anche una dettagliata cronologia degli eventi che vanno dal 1974 al 2021. Coloro che sono cresciuti o che hanno vissuto a New Vrindaban negli anni ’70 e ’80 possono acquisire nuove conoscenze riguardo alle loro esperienze grazie alla lettura di questo libro e allo studio della cronologia dei fatti salienti.

—Nori J. Muster, ex editore associato dell’ISKCON World Review e autrice di Betrayal of the Spirit, da una recensione su Amazon


5 stelle. Colmate molte lacune!

Ben documentato, ben scritto e migliore della maggior parte dei thriller polizieschi. Le testimonianze autentiche non lasciano dubbi. Ha colmato molte lacune e smascherato molti di quelli che già sapevano o che erano coinvolti in questo come in altri crimini. Ironia della sorte, molti di quei criminali controllano tuttora la società Hare Krishna.

—Bala, recensione su Amazon


5 stelle. Grazie per avere scritto questo libro! Non vedo l’ora di leggere i tuoi prossimi libri sul sistema degli Acharya di zona e la biografia completa di Kirtanananda Swami. In realtà, nonostante le difficili verità, Killing for Krishna ha fatto crescere il mio amore per Krishna, per l’ISKCON, per Prabhupada e perfino per Sulochan dasa, per Tirtha Swami, Radhanath Swami e Kirtanananda Swami. Così come Prabhupada affermò che le persone da lui iniziate erano persone di terza e di quarta classe, questo libro decanta la capacità di Prabhupada di accogliere svariati tipi di persone, di metterle insieme e di farne dei devoti. Questo processo del Bhakti Yoga è il tema segreto di tutto il libro. Di sicuro e per fortuna ci sono molte persone più interessate ai libri di prossima uscita che agli sventurati eventi descritti in questo libro, ma è possibile che separando quei fatti sciagurati in un libro a parte, gli altri due libri si concentrino su aspetti più positivi, che non suonino falsi e che non ignorino la verità e che si possa ricordare Kirtanananda come il miglior discepolo di Prabhupada.

Da americano non ho mai creduto nella teoria del “Puro Devoto” e non ho mai permesso che questa mi giungesse, ostacolando il mio percorso, dalle opinioni sorprendenti dei devoti; considerato lo stato di coscienza del mondo, dovremmo cercare di guardare ai fatti, buoni o cattivi che siano, con obiettività. Per coloro che credono nell’Harinam Sankirtan e negli insegnamenti del Signor Chaitanya e che ancora credono nella straordinaria capacità di quelle persone cadute, responsabili di grandi crimini, ma che al tempo stesso riuscirono a realizzare miracoli spirituali grazie alla fede in Krishna e agli insegnamenti del Signor Chaitanya! Hare Krishna!

—David A. Calton, Detroit, Michigan, recensione di Killing For Krishna su Facebook


5 stelle. Opinione di un affiliato su un luogo e un’epoca particolari.

Documentato straordinariamente bene e ben cadenzato questo libro offre il punto di vista di un affiliato su uno dei capitoli più assurdi della storia degli Hare Krishna. L’autore conserva la “distanza professionale” che impedisce che il libro diventi un’opera tenebrosa o un vero thriller poliziesco. È piuttosto una cronistoria coinvolgente e incentrata sulla comunità Hare Krishna di New Vrindaban che narra la storia completa di quello che venne raccontato nel più sensazionale Monkey on a Stick alla fine degli anni ’80. Anche se il vostro ricordo degli Hare Krishna è quello della loro onnipresenza negli aeroporti alcuni decenni fa, vale la pena tuffarsi nella lettura di un libro che narra la storia emblematica del fallimento dell’esperimento di una comunità religiosa e sociale che ebbe inizio negli anni ’60, maturò negli anni ’70 e giunse al termine negli anni ’80.

—HonestJoe, recensione su Amazon


5 stelle.

Questo libro rivela alcune dinamiche del culto della personalità all’interno del movimento Hare Krishna e di come quelle dinamiche condussero all’omicidio di un dissidente Hare Krishna, Steven Bryant. Il libro racconta di come la morte di Bryant porti alla caduta di Bhaktipada (Keith Ham) che fu il leader carismatico di maggior rilievo della setta degli Hare Krishna. Bhaktipada, un pedofilo, è un personaggio affascinante e chiaramente squilibrato. Più affascinanti sono, comunque, le descrizioni della folle devozione per lui da parte dei suoi devoti. Il livello di fondamentalismo descritto in questo libro è spaventoso. Anche dopo avere rivelato che il re non indossa abiti, il livello di devozione per Bhaktipada e per coloro che si erano associati con lui è sconcertante.

Un collaboratore di Bhaktipada, Radhanath Swami, attualmente uno dei leader della setta, è forse il personaggio più intrigante di questa storia. La sua machiavellica ascesa al potere è ragguardevole. Bhaktipada si serve chiaramente degli insegnamenti di A. C. Bhaktivedanta Swami per ingannare i suoi seguaci delusi. Il potere e gli abusi di Bhaktipada scaturiscono dall’approvazione di A. C. Bhaktivedanta Swami. spero che i realizzatori dell’incredibile serie Netflix Wild Wild Country sulla setta di Rajneeshi leggano questo libro e creino una serie sui personaggi e sugli eventi descritti in questo libro. I tradimenti, le bugie, la delusione, il fondamentalismo e gli insabbiamenti sono tutti rivelati in questo libro.

—Noddy, recensione su Amazon.UK


5 stelle.

Consiglio vivamente a tutti di leggere questo libro. Ricco di riferimenti concreti. Mr Doktorski ha compiuto un grande sforzo e trascorso un sacco di tempo nella documentazione. Ci aperto gli occhi.

—Michael Kieth Powell, , recensione su Killing For Krishna su Facebook


5 stella.

Anch’io sono uno ex devoto e non ho potuto fare a meno di leggere questo libro. Spero di essere informato sull’uscita del tuo prossimo libro. Vorrei prenotarlo.

—Joshualee Guillim, recensione su Killing For Krishna su Facebook


5 stella.

Il libro è scritto bene e coinvolge dall’inizio alla fine. Più di un semplice reportage sulla cospirazione per uccidere Sulocana, questo libro descrive la cultura della New Vrindavan di Kirtanananda negli anni ’80. È illuminante e chiarificatore consentendoci di ottenere un resoconto onesto della disfunzione di quell’angolo di spazio in quel periodo. È d’obbligo leggerlo per i membri dell’ISKCON che vogliano imparare dal passato ed evitare il reiterarsi della devozione squilibrata come all’epoca di Kirtanananda e degli acharya di zona.

—Makhana Cora Das, recensione su Killing For Krishna su Facebook


La recente pubblicazione del libro [Killing for Krishna] dice tutto e il contrario di tutto. Eccome se lo dice!

—Priitaa devi dasi, recensione su Bhakti Yoga at Home.


Finché non ho letto il libro di Henry non ero certo che Radhanath fosse coinvolto [nell’omicidio di Sulochan]. Mi fido di Henry e ho parlato con lui. Mi fido della sua sincerità e della sua ricerca. È un’anima coraggiosissima. È stato membro della comunità di New Vrindaban dal 1978 al 1993. Gli ha regalato quindici anni della sua vita. Non ha nessun interesse a mentire o a ingannare la gente. Per quanto ne so egli dice la verità. Come ha ricordato nell’introduzione al suo libro, [il fattore] più importante è la verità.

Una delle parti più interessanti del suo libro Killing for Krishna è quella in cui Henry, nel 1993, andò finalmente a chiedere a Kirtanananda se fosse vero che molestasse i ragazzi di New Vrindaban. Era vero che era un pedofilo? Al che Kirtanananda aveva risposto di non avere mai rotto i principi che vincolano un monaco da quando era entrato nel movimento Hare Krishna nel 1966. Ma Henry aveva fatto le sue ricerche e sapeva per certo che il suo guru mentiva. Così quello fu il momento in cui smise di accettare Kirtanananda come suo guru.

—Henri Jolicoeur (un tempo Hanuman Swami—ACBSP), recensione (parte 2) su YouTube.


Non dovete seguire qualcuno solo perché vi è stato detto che è una persona spiritualmente avanzata. Dovete usare il cuore e il cervello. Dovete indagare e fare domande. Altrimenti è più facile di quello che pensate subire il lavaggio del cervello da parte di una setta. Consiglio vivamente di leggere il libro di Henry Killing for Krishna. Henry ha vissuto nella comunità Hare Krishna per quindici anni e sinceramente credo che scrivere e documentarsi per questo libro sia stata per lui una grande terapia. Potrebbe diventare una terapia che agisce in profondità e un processo di deprogrammazione [anche per gli altri] nel caso sentiste di stare seguendo una sorta di autorità spirituale, una specie di guru che vi dica che dovreste obbedire perché sa più di voi. Quindi leggete il libro e informatevi. Non esiste miglior modo di imparare qualcosa sul lavaggio del cervello che apprenderlo da chi ammette di averlo subito per quindici anni.

—Henri Jolicoeur (un tempo Hanuman Swami—ACBSP), recensione (parte 4) su YouTube.


Killing For Krishna di Henry Doktorski è istruttivo e straordinariamente ben documentato.

—Steven Hassan, fondatore del Freedom of Mind Resource Center, from a review at YouTube.


15 marzo, 2019

Ho appena finito di leggere il libro Killing for Krishna di Henry Doktorski. Il libro sviscera i segreti di un omicidio complesso ed eseguito in modo confusionario: quello di Steven Bryant, membro della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna, avvenuto nel 1986. . . sono riuscito a leggere un libro di 662 pagine in soli quattro giorni. È stato davvero coinvolgente

Doktorski è un ex membro dell’ISKCON e anche un ex discepolo di Kirtanananda Swami Bhaktipada (Keith Ham), il sovrano ribelle e forse anche abbastanza folle di New Vrindaban, una comunità agricola/ashram ISKCON che Kirtanananda aveva contribuito a fondare.

Doktorski riesce a raccontare questa storia come nessun altro scrittore potrebbe farlo. Perché? Beh, Doktorski conosce direttamente i fatti accaduti in quel periodo ed è entrato in possesso di migliaia e migliaia di pagine tra lettere personali, documenti ufficiali e perfino materiale segreto requisito a New Vrindaban dopo il suo crollo consegnato poi all’autore. Queste sono state le speciali condizioni che hanno messo l’autore nella posizione di potere compiere un’indagine di valore inestimabile nella mentalità del gruppo che prevalse nell’ISKCON in quegli anni e che potrebbe continuare ancora oggi.

Kirtanananda Swami fu tutto tranne il maestro spirituale avanzato che i suoi discepoli credevano che fosse. Infatti, come dimostra Doktorski fugando qualsiasi dubbio, egli era un molestatore di bambini e un omosessuale attivo che amava la cocaina e indulgeva in orge gay negli alloggi privati dell’ashram. Steve Bryant che provava risentimento per Kirtanananda, avendo questi concesso l’iniziazione a sua moglie senza averne il permesso, com’era di prassi all’epoca, per averla poi data in sposa ad un altro uomo e avere contribuito a impedirgli di vedere i figli, cominciò a divulgare pubblicamente le svariate voci che aveva raccolto sul fatto che Kirtanananda avesse un comportamento inadatto ad un guru.

Come Doktorski spiega, la teologia dell’ISKCON trasforma qualsiasi critica espressa nei confronti di un guru in una grave offesa poiché la si ritiene una calunnia ai danni di chi è considerato “come Dio.” Come si può immaginare, per coloro che vivono nell’atmosfera di un tale fanatico culto della personalità, le azioni di Bryant erano da considerarsi offese estremamente gravi. Così si dette il via a quella che divenne una sorveglianza sistematica dei suoi movimenti che infine sfociò nel suo omicidio commesso da un sicario di Kirtanananda di New Vrindaban ovvero Tirtha dasa (Thomas Drescher), tuttora in carcere per scontare la pena dell’ergastolo comminatagli per l’omicidio di Bryant e quello di un altro discepolo di Kirtanananda che si spinse troppo oltre i limiti consentiti.

Leggendo questo libro ho trovato diverse cose interessanti. Prima di tutto la dinamica di una setta che crebbe intorno a Kirtanananda Swami e che arrivò al punto di spingere la maggior parte dei suoi devoti a pensare letteralmente che egli non fosse in grado di fare niente di sbagliato.

Doktorski la chiama correttamente “devozione squilibrata.” Sarebbe molto facile per me che sono cristiano puntare il dito contro gruppi come l’ISKCON e lanciare l’accusa di essersi lasciati infettare dalla devozione squilibrata, ma abbiamo visto la stessa cosa anche nel cristianesimo. Esistono molti evangelisti famosi che hanno un notevole numero di seguaci che difenderebbero il loro prescelto con lo stesso fervore di un devoto Hare Krishna. Io stesso sono stato il bersaglio di un “apologeta” carismatico che ha postato bugie sulla mia istruzione, sulla mia vita personale e che ha perfino dichiarato che anche il mio nome era falso. Si è prodigato personalmente nel tormentarmi online inviandomi quotidianamente molti messaggi minatori, a volte anche quattro o cinque al giorno. Anche i suoi seguaci fedeli, che ovviamente hanno creduto che egli fosse assolutamente sincero, mi hanno molestato e su sua richiesta hanno postato le sue calunnie su altri siti web. Ho dovuto letteralmente minacciarlo di sporgere querela perché smettesse di inviarmi e-mail minatorie. Tutto quell’odio e quella rabbia nei miei confronti traevano origine dal semplice fatto che avevo osato contraddirlo su un argomento teologico durante un dibattito. Alla sua morte emerse che era stato arrestato numerose volte per ubriachezza molesta e violenza domestica. Alcuni dei suoi seguaci, ancora fedeli nonostante tutto, affermano che in realtà egli è stato eliminato dalle forze nefaste scatenatesi a causa della sua sapienza profetica. No, la devozione squilibrata non è per niente limitata a dei gruppi ai margini della cultura occidentale come l’ISKCON. Altra cosa che mi ha colpito dei dettagli del complotto per uccidere Bryant fu la mancanza di contatti chiari e inequivocabili con Kirtanananda Swami stesso. Se è evidente che costui era tutto fuorché quello che professava di essere, l’omicida che inizialmente accusò lo Swami di essere direttamente coinvolto nel complotto, disse poi di non avere avuto la conferma di una simile ingiunzione da parte di Kirtanananda. Si resta con il dubbio se Kirtanananda abbia dato l’ordine o no dal momento che in base a diverse fonti, emerge che Kirtanananda si era espresso con spavalderia contro il crimine. Comunque sia, il confidente più prossimo a Kirtanananda nonché amante omosessuale per tutta la vita, disse apertamente ai membri del complotto omicida che Kirtanananda voleva Bryant morto. Aggiungete a questo mix caotico di accuse quella che appare come una sottesa trama nella trama, forse architettata dalle forze dell’ordine locali per liberarsi dello Swami e della comunità intera, e avrete una coinvolgente rete di bugie e trame. Tuttavia, è chiaro che Doktorski lascia poco spazio al dubbio sul fatto che Kirtanananda fosse a conoscenza del complotto e che non fece niente per fermarlo anche se non lo incoraggiò apertamente. É noto che egli era un manipolatore ingannevole che avrebbe fatto di tutto per sembrare di non esserlo al solo scopo di salvarsi la pelle se le cose fossero andate nel verso sbagliato. E tutto andò storto.

Nel 1996, nonostante l’accusa di complotto al fine di uccidere, di sei capi di imputazione relativi a frode postale e altri cinque per racket, lo Swami finì in carcere con una condanna a soli vent’anni ma non per il coinvolgimento nella cospirazione omicida. Dovrete leggere il libro per scoprire che cosa lo fece finire in galera. A quell’epoca quasi tutti i discepoli finalmente si erano resi conto che egli non era quello che sembrava e lo avevano abbandonato (ripeto: leggete il libro e scoprirete che cosa spezzò l’incantesimo. Voglio darvi un indizio: non si trattò della sua condanna). Una piccola enclave dei più facinorosi sostenitori si trasferì a New York dando vita a un piccolo centro noto come il Santuario/Lega dei Devoti. Lo Swami fu rilasciato con la condizionale il 16 giugno del 2004 e si unì di nuovo ai suoi discepoli di New York. Non molto tempo dopo il suo arrivo venne accusato di avere palpeggiato i genitali di un ragazzo e venne allontanato dai suoi stessi discepoli che avevano creduto in lui per tutto quel tempo, ma che adesso finalmente avevano visto la luce. Volò dunque in India dove aveva ancora un seguito significativo, compresi quelli che se n’erano andati da tempo e non sapevano niente delle attività criminali di cui si era reso responsabile negli Stati Uniti. Morì in India diversi anni dopo.

Tutto sommato questo libro offre un fantastico spaccato del mondo ISKCON, della teologia del Vaishnavismo Gaudiya e i pericoli di una devozione squilibrata. Consiglio vivamente questo libro a chiunque sia interessato alle religioni comparate, alla psicologia, alla teologia, alle religioni del mondo o anche semplicemente al crimine. Questo libro è un testo che deve assolutamente essere presente nella biblioteca di un apologeta.

—J. Davila Ashcraft, recensione su Paleo-Orthodoxy


18 aprile, 2020

5 stelle: la guarigione più dolorosa.

Per prima cosa vi avverto: questo non è uno spettacolo “pulp” intriso di tragedie avvincenti per saziare la sete di sangue del lettore. Si tratta di un’indagine letteraria scritta brillantemente e incredibilmente ben documentata sui fatti orribili che accaddero in una comunità spirituale affiliata al movimento Hare Krishna: la comunità di New Vrindaban in West Virginia. Il lungo elenco di note (facilmente consultabile attraverso i link degli e-book) offre una cospicua abbondanza di documentazione che aggiunge profondità e respiro alla storia di amore e fede che sfociò in una sorta di pazzia trascendentale: una vera e propria devozione squilibrata.

L’autore—vissuto a New Vrindaban per alcuni anni—rivela di possedere un vero talento nel presentarci i diversi personaggi (e ce ne sono molti) come veri e reali esseri umani a differenza di quello che accadeva in un libro precedente sull’argomento [Monkey on a Stick], scritto in fretta e furia da un paio di scrittori dilettanti molti anni fa.

In questo libro non si salva nessuno, ma tutti vengono trattati con il dovuto rispetto: sì, perfino i cospiratori e l’omicida stesso. Leggere questo libro è stato per me un evento dolorosissimo ma incredibilmente terapeutico. La mia gratitudine va a Henry Doktorski per avere composto tutta la storia, davvero contorta, in un modo così ben organizzato. I miei decenni di confusione e di risposte inevase su come tutto questo accadde hanno finalmente trovato una terapia dolorosa ma curativa.

—Wade Ryan (Damodar dasa, ACBSP—pseudonimo: Seth Roberts), recensione su Amazon.


14 giugno , 2020

Adoro i podcast. Ne ascolto tanti e quello che mi piace di più si intitola “Scandalo Americano” (“American Scandal”). Ho ascoltato una serie di episodi su questo libro (Killing for Krishna) e devo dirvi che è affascinante. Mi sono messo online e sì, esiste un libro che parla di questo [degli omicidi Hare Krishna) e ho voluto che l’autore fosse con noi [nel mio programma radiofonico]. Il libro si chiama Killing for Krishna. Per coloro [che fanno parte del nostro pubblico radiofonico] e cercano una storia criminale vera, questo [libro] si legge tutto d’un fiato. È incredibile, davvero incredibile. è una bomba. Questo libro è incredibile ed è incredibile quello che è accaduto l&agravle; [a New Vrindaban] . . . .

E tu [Henry] sei un tipo così interessante! Hai continuato a fare la tua vita. questi sono i fatti positivi, secondo me: prendere quello che di negativo è accaduto [nella nostra vita] e trasformarlo in qualcosa di positivo. E di certo non stai solo condividendo questa storia [degli omicidi Hare Krishna] ma stai anche offrendo una sorta di modello di analisi di tutte le sette ancora esistenti che potrebbero attirare la gente e nelle quali possono ancora accadere fatti terribili. Occorre sapere quando si oltrepassano i limiti e si viene coinvolti in un gruppo pericoloso e accade quello che è successo nel 1986 [nel movimento Hare Krishna, con l’omicidio di Steve].

—James L. Paris, intervista con Henry al Jim Paris Talk Radio Show.


Riassunto

L’omicidio avvenuto nel 1986 di Steven Bryant (Sulochan dasa) probabilmente fu uno dei momenti più bui nei cinquantadue anni di storia della Società Internazionale per la Coscienza di Krishna—una diramazione della religione Chaitanya-Bengali-Vaishnava fondata a New York City nel 1966 da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada (1896-1977), maestro spirituale e guru indiano. Soltanto nove anni dopo la scomparsa di questo amato padre spirituale, uno di loro fu perseguitato e assassinato. Il brutale omicidio venne realizzato grazie allo sforzo congiunto dei leader “spirituali,” dei dirigenti anziani e dei sicari dei templi del West Virginia, dell’Ohio e della California del Sud.

La vittima aveva scoperto molti segreti e minacciava di rivelare al mondo intero gli atti immorali e le attività criminali di un manipolo di successori illegittimi, autonominatisi, di Swami Prabhupada: un’oligarchia corrotta di “nuovi” guru ISKCON. Aveva anche, forse scioccamente, esortato all’uso della violenza per spodestarli. I leader dell’ISKCON presero seriamente le sue minacce e così decisero di braccare e poi assassinare l’appassionato riformatore. Com’è possibile che i pacifici devoti Hare Krishna dalle teste rasate, avvolti nelle loro vesti color zafferano siano regrediti dalla loro attività di venditori di incenso, dal loro cantare e ballare festosi per strada a questo?

L’autore stesso, un ex devoto ISKCON, esplora nelle profondità il percorso fuorviante di un nuovo movimento religioso. In questo libro espone i pericoli degli errori filosofici di una devozione squilibrata che garantirono che accadesse una tragedia cruenta. L’autore si è cimentato per anni nella ricerca spasmodica, ha letto decine di migliaia di pagine di trascrizioni di atti processuali, articoli di quotidiani e riviste, di pubblicazioni ISKCON e documenti confidenziali ISKCON oltre ad avere intervistato decine di testimoni oculari. I suoi sforzi culminano in una tesi straordinariamente ben documentata e totalmente coinvolgente che espone la storia segreta della cospirazione per uccidere Steven Bryant, la sua genesi, il suo sviluppo gli errori che l’hanno caratterizzata, la sua esecuzione, l’insabbiamento e le incredibili conseguenze successive alla messa in atto dell’omicidio.

Il lettore potrebbe chiedersi: “Potrebbe tutto questo accadere di nuovo nell’ISKCON?” Sfortunatamente la risposta è affermativa a meno che non si prendano misure immediate che scoraggino le atrocità e gli abusi connessi ad una adorazione scellerata di falsi e immeritevoli guru che spesso è ciò che caratterizza le sette carismatiche.


Indice

Dedica
Prefazione
Introduzione
Capitolo 1: una spina nel fianco di Bhaktipada
Capitolo 2: lo smascheramento di Kirtanananda
Capitolo 3: il movimento di riforma dei guru
Capitolo 4: predicare dalla cella di una prigione
Capitolo 5: attacco al cuore dell’ISKCON
Capitolo 6: era una persona molto, molto diversa
Capitolo 7: il cast dei personaggi
Capitolo 8: la cospirazione omicida
Capitolo 9: la squadra di sorveglianza dei “Keystone Cops”
Capitolo 10: il demone incarcerato
Capitolo 11: una vera seccatura
Capitolo 12: l’omicidio
Capitolo 13: La Cavalleria giunge in soccorso
Capitolo 14: i ratti saltano giù dalla nave che affonda
Capitolo 15: è pura e semplice persecuzione
Capitolo 16: processi e tribolazioni
Capitolo 17: l’insabbiamento continua
Addendum
Ringraziamenti
Note sull’autore
Note sul traduttore
Cronologia dei fatti salienti
References
Note conclusive

Estratti da Killing For Krishna

L’autore legge la dedica e la prefazione
L’autore legge l’introduzione
L’autore legge il capitolo 1, parte 1
Bhaktipada: una star nell’ISKCON
Bhaktipada regnò su New Vrindaban con il pugno di ferro
Steven diventa Sulochan
Subhas Chandra Bose: patriota indiano
Janmastami e Tulsi
Fiducia negli Ksatrya
L’omicidio

Immagini tratte da Killing for Krishna

“Questi mascalzoni (i cosiddetti acharya) sono gli elementi più pericolosi della società umana. . . questi pseudoreligiosi si dirigeranno verso il luogo più spaventoso dell’universo (l’inferno) dopo avere portato a termine il compito del loro maestro spirituale, che loro eseguono semplicemente per la gratificazione dei sensi.”—Sua Divina Grazia A. C Bhaktivedanta Swami Prabhupada (1896—1977), fondatore/ acharya dell’ISKCON. Foto scattata durante la sua quarta ed ultima visita a New vrindaban (giugno 1976).

Steven Bryant da giovane, seduto sulla sua motocicletta a Royal Oak nel Michigan (primi anni ’70).

“Dal momento che mi stavo avvicinando al rappresentante più elevato di sri Caitanya Mahaprabhu, Srila Prabhupada, perché fosse la mia guida e la mia fonte d’ispirazione, sapevo che i risultati sarebbero stati di buon auspicio, qualunque essi fossero.”—Sulochan dasa Brahmacari (Steven Bryant) sull’altare mentre offre aroti. Questa foto fu scattata a New Vrindaban nel 1975, in quanto la divinità di krishna somiglia moltissimo a quella di Vrindaban Chandra.

“Diventammo semplicemente amici. (Sulochan) piaceva a tutti. Era un ragazzo molto affabile.”—Puranjana (Tim Lee), da sempre critico degli acharya di zona e miglior amico di sempre di Sulochan (Foto del passaporto, primi anni ’80).

“Guardatemi adesso. Il mio cuore è senza vita ed io sono solo il servo della mia lingua, dei miei genitali—letteralmente un corpo morto che si agita.” Sulochan dasa adhikari con i suoi due figli, Nimai e Sarva, probabilmente a casa dei suoi genitori a Royal Oak nel Michigan (all’incirca nel 1983).

“Noi [Sulochan ed io] eravamo male assortiti. Non c’era assolutamente alcuna attrazione da parte mia. Non avevo idea del fiasco in cui [il nostro matrimonio] si sarebbe trasformato.”—Sulochan divorziò da sua moglie Jamuna dasi (Jane Seward), con in braccio il primo figlio avuto dal suo nuovo marito Raghunath (Ralph Seward) (all’incirca nel 1988).

Copertina del libro di Sulochan The Guru Business. Da notare le tre immagini sulla copertina stessa che rappresentano: (1) un sacco di soldi, (2) il timbro ufficiale dei guru dell’ISKCON e (3) uno ksatrya che indossa il dhoti e imbraccia un’arma automatica. Sulochan scelse il titolo Guru Business da un brano di Prabhupada: la Sri Isopanisad conferma che questi pseudoreligiosi (i cosiddetti acharya) si stanno dirigendo verso il posto più spaventoso dell’universo dopo il compimento dell’opera del loro maestro spirituale.”

“Se Tirtha [Thomas Drescher] si prenderà tutta la responsabilità e nessun altro ragazzo verrà preso, allora egli tornerà da Dio alla fine della sua vita.”—“Sua Divina Grazia” Kirtanananda Swami “Bhaktipada” (Keith Gordon Ham), acharya di zona ISKCON di New Vrindaban, noto come “numero Uno.” Qui nella foto mentre siede sul suo vyasasana (il trono) al tempio RVC appena inaugurato a New Vrindaban. Foto pubblicitaria (1983).

Bhaktipada al centro controlla la maratona della posa dei mattoni per la costruzione di una strada vicino al complesso del tempio RVC di New Vrindaban (estate del 1985).

“Sentii che dovevo o uccidermi o uccidere Bhaktipada o andarmene” Triyogi (Michael Shockman), il devoto mentalmente disturbato che venne in visita e che cercò di uccidere Bhaktipada il 27 ottobre del 1985, spaccandogli il cranio con una barra d’acciaio lunga circa un metro, pesante una decina di chili, secondo quanto viene riferito. Qui nella foto è ritratto nella prigione della contea di Marshall di Moundsville, in West Virginia (senza data).

“Tutti i medici con i quali ho parlato dissero che [il colpo che presi in testa] era sufficiente ad uccidere un centinaio di persone. Quando venni aggredito Krishna stesso si incarnò per proteggermi. La tac al cervello, i raggi x fatti subito dopo l’incidente, mostrava un’inequivocabile immagine [l’avatar mezzo uomo mezzo leone] del Signore Nrsimhadeva [il grande protettore dei devoti]. Krishna si incarnò per proteggermi dai colpi di quell’uomo.” Swami Bhaktipada parlando dell’immagine RM di una sezione trasversale del suo cervello che se girata sottosopra ha l’aspetto di un volto spaventoso.

“L’aggressore [Triyogi] era un pazzo. . . che era stato influenzato da Sulochan.”—Bhaktipada che deambula con grande difficoltà usando un girello nella sala del tempio a casa sua (4 dicembre 1985). Era stato dieci giorni in coma, tre settimane in pericolo di vita e ventisei giorni in ospedale.

“Segnatevi le mie parole! Rovinerò la reputazione di Ham e, se non funziona, userò un fucile ad alta precisione!... e non mi interessa se andrò in prigione per questo.—Steven Bryant (Sulochan). Foto scattata durante un’intervista televisiva di canale 7 WTRF (Wheeling, West Virginia) nella prigione della contea di Marshall di Moundsville, West Virginia (settembre, 1985).

“Questo tizio (Sulochan) è fuori da ogni controllo. Sarebbe bello se qualcuno lo mettesse a tacere una volta per tutte.”—Hayagriva (Howard Wheeler) amante, migliore amico, compagno di stanza al college di Keith Ham e cofondatore di New Vrindaban. Qui nella foto con il suo amico al Labor Day Festival di new vrindaban (settembre del 1984).

“Dobbiamo finire questa cosa. Finché quel tale (Sulochan) sarà nei paraggi, resta una minaccia per Bhaktipada. Non penserà per niente che qualcuno lo segua in California, per lo meno non uno di New Vrindaban. Se accade qualcosa là, non penseranno a noi. Col tempo tutta la faccenda si sgonfierà. Se tutto corre liscio, non potranno mai dimostrare niente.”—Kuladri (Arthur Villa), presidente del tempio di New Vrindaban, noto come “Numero Due.” Qui nella foto in qualità di sacerdote officiante durante il sacrificio del fuoco a New Vrindaban (1984).

Quando gli fu chiesto se fosse stato “coinvolto” nell’uccisione di Sulochan, Tapahpunja Swami, vantandosene, disse: “Ho architettato tutto io. è tutto assolutamente vedico. Egli ha offeso Bhaktipada.”—“Sua Santità” Tapahpunja Swami (Terry Sheldon), presidente dell’ISKCON di Cleveland a New Vrindaban (non datata).

“Quel figlio di puttana [Sulochan] . . .dovrà essere ucciso e io sarò colui che lo farà.” - Tirtha (Thomas A. Drescher), capo della sicurezza di New Vrindaban e sicario, in tribunale.

“Anche se Kirtanananda avesse fatto sesso completo con diecimila ragazzi egli sarà sempre il guru dell’universo e se tu non lo accetti andrai all’inferno.”—Janmastami (John Sinkowski), complice di Tirtha che canta con il japa sul marciapiede davanti al tempio RVC (settembre, 1991).

“Gorby era più eccitato nel voler distruggere Sulochan di qualsiasi altro devoto.” - Russell “Randall” Clark Gorby, un metalmeccanico, amico di sempre di New Vrindaban, informatore governativo e testimone dell’omicidio di Sulochan (non datata).

“Cosa ci si aspettava che facessi in quelle circostanze? Eravamo convinti che Bhaktipada fosse un puro devoto e che Sulochan fosse deciso ad ucciderlo, quindi pensammo fosse nostro dovere impedire a un demone di uccidere un puro devoto con qualsiasi mezzo possibile.”—“Sua Santità” Radhanath Swami (Richard Slavin) un sannyasi “gentile ed umile amato profondamente dai Brijabasi (non datata).

“A Radhanath Swami non piaceranno tutte queste rivelazioni. Fanno male. Io ho dovuto essere responsabile delle mie trasgressioni (e andare in prigione). Lui dovrebbe fare la stessa cosa.”—Dharmatma (Dennis Gorrick), direttore dell’operazione di elemosina multimilionaria di New Vrindaban denominata “Scam-kirtan” (Truff- kirtan). Immagine presa da Brijabasi Spirit (gennaio- febbraio 1977).

“Egli [Sulochan] dovrebbe essere fatto trasmigrare nel prossimo corpo.” - “Sua Divina Grazia” Ramesvara Maharaja (Robert Grant), l’acharya di zona dell’ISKCON per la California meridionale e capo della BBT americana, durante una rara visita a New Vrindaban. Foto da Brijabasi Spirit (estate, 1985).

“Il mio guru, Ramesvara, disse: ‘K. K., se vedi Sulochan, chiama New Vrindaban.’ E siccome venni a sapere che probabilmente Sulochan si trovava nei paraggi, tenni d’occhio la sua auto.“—Krishna-Katha (Jeffrey Breier) capo della sicurezza dell’ISKCON di Los Angeles e assistente di Tirtha. Breier collaborò nel dare la caccia a Sulochan e rimase con Tirtha fino a pochi attimi prima dell’omicida. Alcuni dicono che abbia testimoniato all’omicidio (foto Linkedin non datata, all’incirca del 2010).

“Mi osservano continuamente. So che una mattina o l’altra mi addormenterò e non mi sveglierò.”—Sulochan (non datata).

“Quando morirò, e solo allora tutta la verità sarà rivelata. Quando morirò, allora tutti vedranno.” Il corpo privo di vita all’obitorio di Los Angeles (22 maggio, 1986).

Lettere dei lettori

Hrish, ho finito il tuo straordinario libro e devo dire che è proprio un bel lavoro, signore. Sembra che tu non abbia lasciato nulla al caso. Per uno come me che non solo indirettamente ha vissuto quei tempi ma che è venuto a conoscenza di una gran parte delle informazioni già da prima, il libro ricompone efficacemente i pezzi del puzzle. L’ho trovato esauriente, obiettivo e avvincente. Senza dubbio è stato difficile cercare di ottenere informazioni da persone che hanno dovuto evitare la sincerità per diverse ragioni, come il mantenere la propria posizione tanto nella società secolare che in quella Vaishnava. L’unica parola che mi viene in mente per descrivere lo sforzo da te compiuto nel realizzare i 108 capitoli con questo tipo di informazioni nella biografia di prossima uscita di Kirtanananda Swami e storia di New Vrindaban è MONUMENTALE. Continua così. Credo che molte persone gradiranno il tuo libro, proprio com’è accaduto a me.

Residente e confratello di New Vrindaban


Caro Henry, il tuo libro parla da solo. è un toccasana per chiunque sia venuto a contatto con il movimento di Srila Prabhupada. Data la tua tenace obiettività il libro è assolutamente non settario, cosa questa che vedo come il suo più grosso punto di forza. è molto difficile collocarlo in un preciso ambito e credo che qualcuno possa avvalersene per il proprio interesse. Tuttavia, i devoti devono ancora liberarsi dall’uso scorretto degli insegnamenti di Srila Prabhupada che li ha condotti a considerare offensive tali pure e semplici verità. Molti di loro sono così ciechi o così ignorantemente attaccati all’idea sbagliata per cui qualunque accenno di critica è da considerarsi blasfemo, che avranno paura del libro. La verità, quindi, diventa nemica di certa gente. In virtù di che cosa si considerino devoti legittimi è un’opera grandiosa di ginnastica mentale. Sfortunatamente i leader deviati della cosiddetta coscienza di Krishna hanno condotto tante persone in un cul-de-sac spirituale. Srila Prabhupada era solito servirsi dell’esempio della civetta che ha paura della luce del sole. Coloro che temono il libro potrebbero mettere in atto qualcosa di simile al comportamento della civetta ed esperire una coscienza di Krishna che è tale solo di nome.

    adharmam dharmam iti ya
    manyate tamasavrta
    sarvarthan viparitams ca
    buddhih sa partha tamasi

    Quell’intelligenza che scambia l’irreligione per religione e la religione per irreligione,
    Che è dominata dall’illusione e dalle tenebre,
    E si volge sempre nella direzione sbagliata,
    O Partha, appartiene all’ignoranza . (Bhagavad-gita 18.32)

Bhakta Eric Johanson (un tempo Vrindaban-Chandra Swami), ex membro dell’ISKCON ed ex discepolo di Hamsadutta Maharaja, Moab, Utah


Riveriti omaggi da un ex membro ISKCON.

Signore, ho ricevuto diksa dal “Principe” di Bhagavan, Brian Tibbits (Indradyumna Swami). Sono stato segretario personale di Indradyumna Swami. Ho mollato tutto nel 2000. Sono a metà del suo straordinario libro, Killing for Krishna. Sono a pagina 242. Ho letto per dieci ore di seguito. Lei, signore, ha davvero ‘cojones’. Apprezzo sul serio il suo lavoro e sento che sta guarendo non solo le mie ferite ma anche moltissime persone in tutto il pianeta.

Forse, in qualche modo, potrei esserle d’aiuto con la sua opera di imminente uscita. Potrei aiutare la sua missione distribuendo il suo libro in Europa. Ero un devoto molto bravo nel sankirtan. Dovremmo prima pubblicarlo in Polonia, in Germania, dove attualmente mi trovo, e in Russia. Parlo bene il russo. è un grande onore per me affiancarla in questa ricerca. Non ho né moglie né figli. Sono un guerriero che si schiera al suo fianco. Lei ha ridestato i suoi soldati dormienti, prabhu. Le ripeto: sono al suo fianco. Presto recluteremo altri guerrieri sinceri. Ho già diffuso il messaggio agli ex membri ISKCON della Polonia. Comunque sia, parlando sul serio, per favore abbia cura di sé. Sarà il benvenuto nella Germania del nord. Sono circondato da ottimi amici. Tanti saluti e restiamo in contatto. Om shanti.

Ex discepolo di Indradyumna Swami che vive in Germania


Salve Henry! Sono al secondo capitolo del tuo libro e per ora lo trovo interessante. è tutto spiegato molto bene anche per coloro che non hanno mai fatto parte del movimento Hare Krishna, per cui non ho ancora delle grosse domande da formulare. Ho un segnalibro così da potere controllare ogni nota a piè di pagina. Quello che ho letto finora mi piace: credo che leggerò il libro per intero e che, probabilmente, ne dovrò discutere con te. è abbastanza esauriente e ne emerge che né Sulochan né Kirtanananda sembrano essere dei ‘bravi ragazzi’. Anche se capisco perché Sulochan fosse turbato e volesse far fuori lo Swami corrotto Kirtanananda, le violente minacce alla vita dello Swami appaiono estreme ed esagerate. Sulochan ovviamente sapeva che sarebbe stato in pericolo a causa delle sue accuse e comprendo anche perché quelli di New Vrindaban pensarono che il loro Swami fosse in pericolo, proprio per via di quelle minacce, e che non sapendo niente della corruzione morale dello Swami, cercassero di proteggerlo e affrontare la questione delle minacce contro lo Swami.

Per ora il tuo libro sta facendo un bel lavoro nell’evidenziare gli ovvi problemi della fede cieca e come tu stesso hai affermato della “devozione squilibrata”. Non vedo l’ora di poter leggere il resto del tuo dettagliato e voluminoso libro e discuterne con te.

Gene Isner, Coraopolis, Pennsylvania


Non sono ancora riuscito a leggere tutto il libro ma ci sto lavorando. Finora lo trovo così avvincente e profondo! Hai fatto qualcosa di straordinario nel presentarci quell’epoca e quei luoghi portandoli nelle nostre vite. Hai fatto un lavoro davvero eccezionale. Di grande ispirazione.

Ex residente di New Vrindaban che vive a Long Beach, California


Hare Krishna! è per me un privilegio scriverti e spero che potremo restare in contatto. Prego il Signore Krishna di proteggerti non perché io sia paranoico ma perché i furfanti all’interno del nostro movimento sono capaci di tutto pur di mantenere fede e adempiere ai loro piani truffaldini. Vorrei che tutti noi del movimento fossimo sinceri e avessimo un a propensione alla verità. Tu sei un valore aggiunto e ti prefiggi obiettivi molto elevati. Credo che i devoti onesti ti rispettino e che seguiranno il tuo esempio. Almeno io lo faccio. Ti porgo i miei saluti caro Prabhu. Sono il tuo umile servitore.

ISKCON devotee in Sweden


Salve Henry,

Ti ho scritto qualche anno fa quando mi ero appena laureato e mi pavoneggiavo pensando di essere una sorta di erudito! Mi inviasti il manoscritto su New Vrindaban al quale stavi lavorando all’epoca, lo lessi, lo commentai e te lo rinviai.

Molti anni dopo mi sono imbattuto nel tuo libro Killing for Krishna su Amazon e l’ho acquistato immediatamente in versione Kindle. L’ho finito di leggere di recente, pertanto voglio ringraziarti immensamente per il duro lavoro che hai fatto nello scrivere e nel pubblicare questo fantastico libro. Lo stile della scrittura e l’approccio equilibrato all’argomento sono perfetti per l’obiettivo che intendi raggiungere. Mi rattrista il fatto che così tanti di loro sono ancora così coinvolti nell’ISKCON e incapaci di ammettere di avere avuto un ruolo nell’omicidio di Sulochan (Radhanath in particolare) e nelle altre ripugnanti attività di New Vrindaban. Pensare che gran parte di quel posto è stato costruito con i proventi della droga e con attività commerciali illegali è pazzesco.

Vorrei potere far leggere il libro ai devoti di Wellington che sono ancora del tutto sotto l’incantesimo di un certo Devamrita Swami ma so che non avrebbe senso dal momento che si rifiuterebbero di leggerlo o minimizzerebbero tutte le informazioni in esso contenute, dal momento che tu sei un fior fiore di “demone” (hahahaha).

Tutti quei devoti che hanno, per così dire, fatto voto di rinuncia e che volano in tutto il mondo in business class, che posseggono iPad, case ovunque, orologi Apple e carte di credito e fanno investimenti immobiliari e chissà cos’altro ancora, sono solo una barzelletta, una totale parodia di quello che si intende per Sannyasi/Sadhu. Posso solo sperare che in tanti leggano il tuo libro prima di essere risucchiati da quel mondo.

Quindi di nuovo grazie mille per avere scritto il libro, mi è davvero piaciuto e non vedo l’ora di leggere la storia completa di New Vrindaban!

Sinceramente tuo,

Rory Nelson Moores, Wellington, New Zealand


Corrispondenza con un ex residente di New Vrindaban:

18 agosto 2010: Hare Krishna, Hrishikesh prabhu. Riguardo al tuo recente articolo sul Sampradaya Sun Radhanath Swami’s Alleged Involvement in Sulochan’s Murder (Presunto Coinvolgimento di Radhanath Swami nell’Omicidio di Sulochan) devo dire che è accuratissimo. Mi sono trovato là a ricoprire un ruolo secondario nell’amministrazione e tutti i dettagli che hai esposto così meticolosamente calzano sui miei ricordi come un guanto. Fin da quando avvenne l’omicidio tutti sapevamo che Kuladri e Radhanath erano coinvolti. Ricordo bene la mattina seguente. Ero sconvolto a sapere che alla fine lo avevano fatto.

Quando tornai a New Vrindaban per pochi anni intorno al 2004, Tapahpunja mi mise con le spalle al muro e per una qualche ragione scelse di raccontarmi nel dettaglio del suo coinvolgimento in tutta quella sordida e caotica situazione. Non gli risposi. La sua versione dei fatti contraddice le prove, ma di certo con essa protegge Radhanath Swami. Rimasi confuso nel sentire il suo racconto perché non combaciava con quello che conoscevo io (si trattava di informazioni di seconda mano). Credo incondizionatamente a Dharmatma e credo che anche Janmastami sia sincero. Le loro versioni dei fatti concordano e non contraddicono quello che noi sappiamo. La narrazione di TP è contraddittoria. Non gli credo.

Un’ ultima cosa: non che abbia una grande importanza, ma ricordo che tu ed io avemmo una conversazione davanti al Palazzo di Prabhupada alcuni anni fa e che tu mi chiedesti perché avessi lasciato New Vrindaban. Ti risposi che non lo sapevo con esattezza e che semplicemente mi ero allontanato. Beh, ti posso dire che quando tutto lo schifo venne a galla pregai Krishna perché mi portasse via da New Vrindaban. Quando le accuse di molestie sui bambini e le altre attività criminali cominciarono ad emergere volevo andarmene anche se non volevo rinunciare al mio servizio. Subito dopo (sarà stato il 1989?) Srila Bhaktipada mi mandò a fare la questua durante il sankirtan itinerante con Rama-Chandra e mi ritrovai al centro di Minneapolis con Krishna-Katha (Carl Carlson). Dopo di che non tornai mai più.

Nel corso degli anni una domanda insistente e priva di risposta mi ha ossessionato anche quando venni a sapere che l’omicidio era nei piani e durante la persecuzione di Sulochan. E SE Bhaktipada fosse stato davvero il Jagat Guru? Vedi, io sono stato e sono tuttora, prima di tutto, discepolo di Prabhupada e non ho mai creduto alla propaganda di Bhaktipada Jagad Guru. Ma se lo fosse stato? L’omicidio sarebbe stato giustificato? E lo sarebbe stato anche il coinvolgimento di Radhanath Swami?

Non credo si parlerà di questo finché Radhanath sarà un leader dell’ISKCON. Personalmente, assumo una posizione neutra quanto a puntare il dito, al portare rancore o all’essere animato dal rancore. Cerco semplicemente di cantare Hare Krishna. Se cerchiamo di servire Srila Prabhupada con sincerità, tutto andrà a posto. Se torniamo al puro e semplice obiettivo di soddisfare Srila Prabhupada, allora le nostre vite saranno perfette. Quando la morte arriverà la sola cosa che conta sarà il nostro servizio devozionale.

27 marzo, 2018: Hare Krishna Hrshikesh prabhu, ho appena scaricato Killing for Krishna su Kindle Fire e ho cominciato a leggerlo. Per ora tutto ok. Ti farò sapere man mano che procedo nella lettura. Volevo solo farti sapere che credo che non avrò alcun problema con il libro, per lo meno finché manterrà questo livello di accuratezza. Ho sentito pareri negativi su di te e sul tuo libro mentre ero in visita a New Vrindaban di recente, ma non li condivido.

7 aprile 2018: Haribol Hrishikesh! Sono a metà del libro. Finora l’ho trovato barbaramente onesto e accurato (per quel che posso dire). Capisco perché a qualcuno non sia gradito e perché qualcun altro lo consideri una denuncia. Secondo me se non fosse accaduto nulla di inappropriato non ci sarebbe stato niente da denunciare. Personalmente credo che narrare tutta la storia sia uno straordinario servizio. A volte è doloroso e imbarazzante ricordare che sono stato là. Mentre leggo affiorano alla mia memoria decine e decine di ricordi dimenticati. Vorrei condividere con te quello che sento perché come molti altri ho un’esperienza diretta dei fatti narrati. Sempre che tu voglia ascoltarmi, hai un indirizzo di posta elettronica al quale io possa inviare alcuni dei miei ricordi per iscritto? Capisco quanto sia stato difficile per te mandare avanti questo progetto. Non l’ho mai capito fino in fondo: quando me ne sono andato, inizialmente ero ossessionato dal desiderio di scoprire cosa fosse accaduto ma man mano che gli anni passavano misi da parte tutto nell’archivio dei miei ricordi. Gloria a Srila Prabhupada.

Jyotirdhama dasa, ACBSP (Joe Pollock, Jr.)
Ex residente di New Vrindaban


Ho appena ricevuto il tuo libro con la posta di oggi. Il tuo scritto è sensazionale, dotto, equilibrato ma soprattutto sofisticato! Mi sono seduto per dargli un’occhiata e mi sono reso conto che in un brevissimo lasso di tempo avevo già letto cento pagine! Una cosa che mi piace è il tuo modo di narrare attraverso il quale tessi le trame della storia. Il tuo punto di vista perfettamente logico ed equilibrato fa da contraltare all’orrore che prende forma via via che la trama ingannevole dell’omicidio si sviluppa nelle menti ristrette degli assassini i quali partono dal “credo” incredibilmente sbagliato della perfezione di Kirtanananda Swami.

Naranarayan dasa Visvakarma (Nathan Zakheim) (ACBSP), iniziato a San Francisco nel 1968


è il miglior libro che abbia letto di un devoto vissuto tra i fanatici di New Vrindaban. Ho letto le lettere dei discepoli di Prabhupada e (Srila Prabhupada) ha ripetuto infinite volte che i suoi devoti devono seguire rigorosamente tutti i principi regolatori, cantare 16 giri senza sbagliare, evitando di commettere le dieci offese al Santo Nome. Sembra che questi stupidi, vestiti da Vaishnava abbiano dimenticato di attenersi a queste istruzioni. Bisogna sempre andare all’essenza e non accettare la forma esteriore dei cosiddetti devoti.

Martin Davidson, Martin Davidson da un post su Killing For Krishna su YouTube.


Ho ricevuto il tuo nuovo libro Killing for Krishna proprio ieri e ho cominciato a leggerlo attentamente oggi. Ero un caro amico di Chakradhari, lo conobbi in California nel 1972 prima di trasferirmi a New Vrindaban con la mia famiglia nel 1973. . . Chakradhari ed io eravamo amici. Mi seguì più o meno dopo un anno dalla California a New Vrindavana. . . Poi scomparve. Mi avrebbe detto arrivederci [se si fosse allontanato di sua spontanea volontà] . . . Lasciai New Vrindavana nel 1981. . . ricordo di avere visto Kirtanananda Swami con la sua ciurma di cinque o sei uomini al ristorante The Higher Taste (il gusto superiore) di San Francisco nel 198(5), dopo che me n’ero andato da New Vrindavana da un [paio di] anno [anni]. Parlai con loro per cinque minuti. Ero imbarazzato e me ne andai. All’epoca lavoravo con Atreya Rsi. . . Sei un bravo scrittore di talento e hai smascherato un bel po’ di mascalzoni. Bravo! Hai fatto proprio un bel lavoro smascherando i mascalzoni e distruggendo la loro credibilità.

Janahlada dasa (ACBSP) (Gene Braeger), ex residente di New Vrindaban (1973-1981)


Grazie per avere scritto questo [libro Killing for Krishna]! Sono a metà e non riesco a staccarmene. Ho vissuto nei templi di New Vrindaban e di Cincinnati quando ancora non erano dell’ISKCON. è una lettura così avvincente! La storia deve essere raccontata. Eviti il tono sensazionalistico di Monkey on a Stick e lasci che i fatti parlino da soli. Le note a margine sono fenomenali. Grazie ancora Henry. Gli anni trascorsi nella ricerca hanno dato vita ad un’opera eccezionale negli annali della storia. Che Dio ti benedica!

Giuseppe Gingricharoni, da un post come ospite su Killing For Krishna su Facebook


Killing for Krishna è straordinario per dovizia di dettagli e di documentazione. Secondo il mio parere tratta tutti i personaggi equamente. Le 1300 e più note a margine rendono la storia credibile. L’ho pagato sette dollari in versione Kindle per il mio Smart Phone che rende le mie ricerche molto facili.

Hamsagati Das, da un commento su Killing For Krishna su Facebook


Ho comprato Killing for Krishna. Wow. Che rivelazione.

John Gennaro, da un commento su Killing For Krishna su Facebook


Salve Henry. Ti sono davvero grato per Killing for Krishna. L’argomento è a dir poco interessante e riguarda il periodo in cui facevo parte dell’ISKCON. Tuttavia, è stata una cosa inaspettata leggere la premessa che hai fatto nell’introduzione riguardo all’avere ripercorso le tappe di questo evento sfortunato per facilitare la guarigione. Ho trascorso un bel po’ di tempo (almeno sette anni) a fare la stessa cosa e cioè cercare di guarire per via di quanto era successo in passato, tornando in seno alla mia famiglia. Mi sono spesso sentito solo e frainteso quando ho cercato di scoprire che cosa ci fosse dietro certi eventi riguardanti la storia mia e della mia famiglia. è chiaro che la maggior parte delle persone vuole dimenticare il proprio passato doloroso. Ma io ho trovato così tanto conforto e così tanta pace nel conoscere i fatti, la verità e tutto quello che circonda il mio difficile passato che sono entrato subito in sintonia con il tuo libro. Tutto questo è accaduto senza che tra il contenuto del libro e il mio passato vi sia nessun tipo di contatto. Sono grato di avere letto questa premessa e che il libro, che affronta con coraggio questi complessi argomenti, abbia cambiato la mia vita in modo così significativo. Spero sinceramente che abbia aiutato te ancor di più poiché credo che il tuo dolore per le esperienze vissute sia profondo. Cari saluti.

Pedro Ramos, Atlanta, Georgia, da un messaggio all’autore su Facebook.


Caro Henry,

ho appena finito di leggere il tuo libro Killing for Krishna. Ti sono grato per tutte le ricerche che hai fatto e come hai detto nell’introduzione questo libro per te è anche uno strumento di guarigione, avendo servito Keith Ham per così tanti anni e avendo poi scoperto che razza di mascalzone egli fosse e avendo investito tanto tempo e tanta energia nel credere che Keith fosse il tuo maestro spirituale, la tua guida per tornare a Dio. Poi hai scoperto che Keith era malato di sesso ancor prima di entrare a far parte del movimento Hare Krishna (faceva sesso con degli sconosciuti nei sottopassaggi della metropolitana di New York), che il suo amante più importante era Howard Wheeler e che aveva relazioni sessuali di ogni tipo e di nascosto, anche da Sannyasi, con uomini e ragazzini. Non era solo omosessuale: era un pedofilo. Questo era quello che si pensava fosse il sentiero del BHAKTI YOGA per tornare a Dio: un sentiero d’amore e di cuore che subì una deviazione drastica grazie ad uno psicopatico pieno di LUSSURIA e affamato di potere e denaro.

Il movimento Hare Krishna fino al 1977 fu un ONE MAN SHOW. Swami Bhaktivedanta era la massima autorità; le sue parole erano verbo di Dio (lui stesso lo affermava) e come tu hai giustamente osservato egli asseriva che KEITH HAM era un puro devoto e che era contento che le persone servissero KEITH HAM. Il semplice devoto regolare doveva fidarsi delle parole e delle opinioni di Swami Bhaktivedanta che OVVIAMENTE fece un grosso errore nel parlare delle qualifiche di Keith Ham ed è in parte da biasimare, a mio avviso, per avere fuorviato centinaia di devoti e averli portati a credere che servire Keith Ham fosse quello che voleva. Il tuo libro è molto ben documentato, ma tutta questa conoscenza dovrebbe, secondo me, essere di monito a tutti i piccoli guru dell’ISKCON di oggi e alla moltitudine delle sette Hare Krishna che operano sul pianeta. Se non si impara da queste esperienze gli stessi errori potrebbero ripetersi.

Per prima cosa avere una fede cieca in un guru che dice: “Hey, sono un puro devoto!” è estremamente pericoloso, e lo abbiamo visto con tutti i ciechi seguaci dei cosiddetti undici Ritvik che presero possesso dell’ISKCON dopo che Swami Bhaktivedanta lasciò il pianeta. Che il tuo libro possa essere di monito e che serva ad evitare la fede cieca ad ogni costo. Tutti i guru e quello che dicono e fanno devono sempre essere messi in discussione. Il Bhakti Yoga deve essere Jnana Yoga, come hai detto nell’introduzione. VERITA’, VERITA’, NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’, senza STRONZATE, BUGIE E INGANNI.

Non vedo l’ora di leggere il tuo prossimo libro.

Henri Jolicoeur (ACBSP) (un tempo Hanuman Swami), Montreal, Quebec, da una mail all’autore.


Hare Krishna. Wow, ho ricevuto il tuo libro con la posta di oggi. Ho cominciato a leggerlo questo pomeriggio ed è davvero difficile staccarsene. La narrazione è così avvincente, entusiasmante e toccante. Apprezzo la tua capacità scrittoria e la tua straordinaria dote di sapere scrivere con un’obiettività che credo tu abbia maturato in un lungo periodo di tempo, dopo le cure necessarie a guarire dall’intimo e diretto coinvolgimento con Kirtanananda e con tutti gli altri residenti di New Vrindaban e i drammi connessi. Congratulazioni per questo grande successo e non vedo l’ora che escano le tue prossime pubblicazioni.

Spero di poterlo leggere tutto o comunque di leggerne gran parte durante il mio viaggio imminente. Credo che sia di assoluta importanza che i devoti conoscano la storia vera del movimento ISKCON in generale, compresa la “parte oscura” perché altrimenti vivremo in una grossa menzogna e sprecheremo questa preziosa e fugace vita per una “spiritualità” senza senso. Sfortunatamente molti non saranno interessati a conoscere i fatti perché subiscono il peso del culto della personalità in cui si è trasformata la preziosa missione di Srila Prabhupada. Tuttavia, molti altri desiderano la verità e la trasparenza. Ho amici e conoscenti da entrambe le parti e condividerò questo libro con chi è davvero sincero.

Uno che ha chiesto di restare anonimo dalla California del Sud.


Hare Krishna, caro Prabhu! Ho finito di leggere Killing for Krishna, il tuo capolavoro. è un libro straordinario. Non sono bravo ad esprimere in pieno a parole il mio apprezzamento. Ho visto anche le tue interviste su YouTube. Sono contento che dei devoti si siano riuniti e abbiano organizzato una cerimonia in ricordo di Sulochan. Penso che le cose procedano lentamente ma nella giusta direzione. Se scriverai altri libri li ordinerò. Grazie di cuore.

Distinti saluti e i miei umili pranam! Tuo servitore

Ananta das (Edward Contis), Vällingby, Sweden


Hare Krishna, Hrisikesa Prabhu! Tutte le glorie a Srila Prabhupada, Dandavat.

Mahatma Prabhu (Mario Pineda) mi è venuto a trovare di recente ed ha acquistato il tuo libro appena pubblicato. Mi piace leggerlo piano piano. Sono sorpreso dalla dovizia dei dettagli che fornisci. Di sicuro ti è stato conferito il potere di produrti in un tale capolavoro da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Srila Prabhupada. Grazie mille. Mi sono del tutto affrancato dall’ISKCON negli anni ’80 per cui molti dei fatti di cui tanti devoti erano a conoscenza mi erano ignoti. La mia ultima visita a New Vrindaban risale al 1978 quando K Swami mi chiese di andarmene. Rubavo miele che non era stato offerto e chiedevo alle donne che non erano sposate se volevano “andare a fare una passeggiata”. Mi sembra una cosa da ridere adesso. Non lasciare che la tua mente si preoccupi per le critiche, nemmeno un po’. Stai compiendo un servizio di grande valore. Se Bhaktisiddhanta Prabhupada leggesse il tuo libro e contasse tutti gli svariati nomi di Krishna, sarebbe una cosa straordinaria.

Gadai dasa (David Shenk, ACBSP 1973)


Per prima cosa voglio congratularmi con te e ringraziarti per il tuo eccellente libro Killing for Krishna. L’ho letto con grande attenzione e oggi ho ascoltato la tua intervista su YouTube. Sono un fermo sostenitore del fatto che la verità ci renda liberi. . . so che l’ISKCON e alcuni leader in particolare avranno un bello scossone. è arrivato per tutti il momento di guardare il proprio lato oscuro, sia personale che collettivo. Questa catarsi era necessaria da tempo. Grazie ancora per il tuo duro lavoro.

Il sottotitolo è assai appropriato visto che allude al grosso problema della devozione squilibrata, dell’idolatria nei confronti di un comune devoto e del considerare assoluto quello che un guru dice o fa—più o meno inconsciamente, da diventare ciechi nei confronti dei suoi errori, della sua debolezza o addirittura degli abusi con la scusa che “il guru è assoluto” e che “non si deve né criticare né commettere offese”. C’è tanto da dire sull’argomento dell’assolutismo e della fede cieca dei seguaci, caratteristici di ignominiosi dittatori quali Stalin, Mao ecc. Perfino Prabhupada non voleva che tutto fosse assoluto e chiedeva consiglio ai suoi discepoli per le questioni pratiche. Se poi qualcosa non funzionava cercava un’altra strategia. Come dice Hridayananda Goswami: “All’ISKCON pensare è peccato. Devi solo servire e tenere la bocca chiusa!”

Sono certo che Srila Prabhupada e il Signor Caitanya siano fieri di te.

Gaurangi dasi (Genevois Josette)
Ex discepola di Ramesvara Maharajam attuale discepola di Lokanath Swami.
Digione, Francia


Ho vissuto là [a New Vrindaban] dall’agosto del 1972 al settembre del 1977 e ci sono rimasto per due settimane nel 1979 in occasione dell’inaugurazione del Palazzo. . . Henry Doktorski ha coraggiosamente detto la verità. Spero che tutto questo continui.

Ellie Krishna Jaya Singer-Clark (Vajresvari dasi), da un commento su un post su Facebook di Chaitanya-Mangala dasa.


Caro Hrishikesa Prabhu, Ti prego di accettare i miei rispettosi omaggi. Tutte le glorie a Srila Prabhupada!

Di recente ho visitato un tempio in cui ho parlato del tuo libro Killing for Krishna con alcuni devoti, solo con quelli che conoscevo meglio. Ci sono state diverse reazioni:

La maggioranza dei devoti ha ascoltato con attenzione quello che ho detto sul libro senza protestare, ma senza neppure dimostrare interesse a leggerlo

Una vaishnava non ha voluto sapere niente del libro per cui non ho insistito

Un’ altra ha dimostrato maggior interesse per il contenuto (i pericoli di una devozione squilibrata), soprattutto per il fatto che tu hai presentato quello che è veramente accaduto, anche se non è per niente piacevole né edificante per alcuni devoti coinvolti. è stata più recettiva.

Ho anche chiesto al devoto responsabile della bancarella dei libri se avesse letto il tuo. Ha detto di avere letto alcuni dei tuoi articoli sul Sampradaya Sun alcuni anni fa e che immaginava fossero alla base del tuo libro. Non ha voluto venderlo sulla sua bancarella perché per lui sarebbe stato un po’ troppo problematico, nonostante non abbia mai visto il libro. Ha concluso dicendo che coloro che sono interessati possono sempre acquistarlo su Amazon, dove tu lo stai reclamizzando, così da non essere coinvolto.

- Non è facile vendere questo libro, anche per via delle sue dimensioni. Forse il suo sottotitolo Il Pericolo di una Devozione Squilibrata avrebbe potuto essere il titolo principale visto che Killing for Krishna spaventa molti devoti. Comunque, quelli che vogliono leggere questo libro potrebbero non essere numerosi ma parlarne positivamente con gli altri. Ne avranno almeno una bella impressione e diranno che è un libro serio, molto ben documentato e frutto di accurate ricerche: un libro che ha lo scopo di portare la gente a pensare e non di attaccare o distruggere l’ISKCON.

Devoto ISKCON che vive attualmente in india, rimasto anonimo volontariamente, e-mail all’autore.


Killing For Krishna racconta la storia della monumentale saga dell’omicidio di Sulochan dasa, che si addentra in profondità nel segmento di storia di chiunque vi abbia preso parte. Ha tutti gli elementi di un film. Presenta in modo coinvolgente tanto il discorso religioso che l’aspetto settario.

Elizabeth Heather Cagle, Los Angeles


Ieri ero con uno che ha acquistato il tuo libro Killing for Krishna qui in Inghilterra. Su di lui ha avuto un effetto potente. è sbalordito dalla mole delle ricerche che hai fatto.

ISKCON devotee (ACBSP), Inghilterra


“Quando Sulochan venne ucciso tutti noi già sapevamo che Radhanath e Kuladri erano coinvolti nel progetto. Dopo che Bhaktipada venne aggredito, da Kuladri e da Radhanth non arrivò più un soldo. Fu proprio così, non sono necessarie altre congetture.”

La citazione di cui sopra proviene da una lettera all’autore (9 gennaio,2019) da una delle persone che appoggiarono la cospirazione per uccidere Steven Bryant.

Hare Krishna, Hrishikesh prabhu. Ti prego di accettare i miei omaggi.

Giungo a te con una paglia fra i denti in segno di umiltà e imploro il tuo perdono per la brusca rottura dei nostri rapporti. [Non rispondo ai tuoi messaggi da almeno un anno]. Ti dirò ora perché ho smesso di parlarti. Credo tu possa ritenerti libero di pubblicare quello che ci comunichiamo e di usare il mio nome. Quello che ho da dirti è che semplicemente il problema è mio. Sono arrivato ad un punto nella lettura del tuo libro Killing for Krishna così doloroso per me da impedirmi di continuare. Il fatto è che feci visita a Gaura- Shakti [Greg Carlson] prabhu a New Vrindaban nel 1993 (avevo lasciato New Vrindaban nel 1990). Stava preparandosi a partire per l’India e mi raccontò la storia dei problemi legali di Kirtanananda Swami da quando me n’ero andato. Quando leggendo il tuo libro sono arrivato al 1993 non ho potuto leggere oltre. Era la stessa identica storia che Gaura mi aveva raccontato nel 1993. Qualcosa che toccò un mio nervo scoperto e mi sconvolse emotivamente. Da allora non ho più letto una sola parola del tuo libro. Ma come ho detto dipende da me e non da quello che hai scritto. Mi ci è voluto molto tempo per capire che cosa mi avesse sconvolto così tanto.

Come posso mettere per iscritto quello che mi stravolse dopo avere letto il tuo libro? Era perché ero stato ingannato dal mio guru? In un certo senso sì, ma avevo preso la prima iniziazione da Srila Prabhupada e non ritengo di avere mai donato allo stesso modo il mio cuore a Kirtanananda. Non credo che Srila Prabhupada mi abbia mai ingannato, mentre Kirtanananda lo ha fatto. Tuttavia, devo spaccare il capello e riconoscere che ci siamo fatti ingannare.

Quello che più mi sconvolge è che sono rimasto coinvolto nell’omicidio di un vaishnava. Per anni ho negato di esserlo, ma dopo avere letto il tuo libro fino all’anno 1993, il peso di quello che abbiamo fatto mi è piombato addosso. Non premetti il grilletto e non rimasi coinvolto nella cospirazione o nel pedinamento di Sulochan. Ero solo il manager Telecom di New Vrindaban. Mi occupavo della rete telefonica della comunità e di un sistema telematico primitivo che avevamo allora. Ma ho partecipato di mia spontanea volontà ed ho offerto il mio aiuto favorendo l’omicidio in qualsiasi modo potessi. Ho aiutato a coordinare le comunicazioni tra i cospiratori durante il pedinamento di Sulochan in Ohio e in West Virginia, nel febbraio del 1986 ed ero a conoscenza del fatto che stavano progettando di ucciderlo. Questa è stata la mia parte più attiva. Non c’erano cellulari allora, per cui alcune telefonate passavano attraverso il centralino di New Vrindaban di cui ero il supervisore. Numerose volte ricevetti specifiche istruzioni da Kuladri su come smistare le chiamate in entrata. è una cosa assai importante, da non trascurare.

Successivamente ho cercato di razionalizzare dicendomi che non ero un discepolo di Bhaktipada e che non avevo nessun tipo di coinvolgimento diretto. Ma via via che leggevo il tuo libro mi rendevo sempre più conto di ESSERE implicato. Oggettivamente, la colpa di chi è? Solo Krishna lo sa per certo.

La cosa interessante circa il mio ruolo all’interno della comunità è che ebbi a che fare un po’ con tutti. All’epoca venni a sapere dei meccanismi interni del complotto. Quello che scrivi e tutto quello che dicono Dharmatma, Janmastami e Hari-Venu sono le stesse cose di cui mi ricordo. Per quanto riguarda Dharmatma ho avuto frequenti rapporti personali con lui a partire dal 1976 e l’ho sempre ritenuto una persona onesta e diretta, anche in modo brutale. Dubito fortemente che all’improvviso abbia cominciato a mentire. Oltre tutto si era già preso la colpa e aveva fatto il carcere allorché la domanda su chi avesse dato il denaro per comprare il silenzio divenne un problema.

Quando Sulochan venne ucciso, come ho detto prima, tutti noi sapevamo che Radhanath e Kuladri erano coinvolti nel piano. Sapevo anche degli altri, ma non ero a conoscenza di chi fossero tutti i partecipanti e di come andarono le cose finché non ho letto il tuo libro. Dopo che Bhaktipada fu aggredito, non arrivò più un soldo da Kuladri e Radhanth. Fu così, non sono necessarie altre congetture. Per quanto mi riguarda non sono qualificato a fare commenti sul ruolo di Radhanath come guru e non ho un conto aperto con lui. So solo che tu hai portato alla luce i dettagli dell’omicidio e che nel tuo libro hai rimesso insieme alcune tessere del puzzle che completano il quadro. Io avevo altre tessere ancora del puzzle—conoscevamo una parte della storia, ma tu sei andato alla ricerca dei pezzi mancanti e hai assemblato tutto. Grazie per questo servizio di grande valore.

Tuo servitore,

Jyotirdhama dasa, ACBSP (Joe Pollock, Jr.)
Former Telecom Manager at New Vrindaban


5 gennaio 2019

Hare Krishna. Tutte le glorie a Sri Guru e Gauranga! Solo di recente ti ho visto in un’intervista su YouTube. Ho trovato le tue risposte e la tua spiegazione sul perché hai scritto questo libro molto equilibrate e prive di qualunque malvagità. Nelle tue parole non c’è traccia di offesa o di desiderio di vendetta. Per questo mi sono sentito in dovere di ordinarne una copia. è evidente che hai speso tanta energia nella ricerca destinata a quest’impresa senza nessun tipo di ostilità. Allego un vaglia per le spese relative al tuo libro.

G. B. dasa, Dallas, Texas


23 gennaio, 2019

Caro Hrishikesh—Hare Krishna!

Ho finito di leggere il tuo libro Killing for Krishna. Una volta che cominci a leggerlo è difficile posare il libro che è un’analisi molto oggettiva, esauriente e completa dello sfortunato omicidio di Sulochan. Sei davvero uno scrittore che ha uno scopo ben preciso: gettare luce su quello che di solito è al di là del “velo.”

Mentre leggo il tuo libro questo è ciò che sento a un livello più sottile: hai provato una profonda delusione e frustrazione per come sono andate le cose. Non ho rilevato alcun risentimento ma piuttosto una profonda “ferita” lasciata dalle azioni di Kirtanananda. Non credo tu stia facendo una “crociata” per distruggere le persone o l’organizzazione. I tuoi sentimenti personali nei confronti dell’ISKCON hanno dei meriti. Spero solo che le cose vadano meglio—per chiunque sia coinvolto. Di nuovo ti ringrazio per il tuo libro coscienzioso e pieno di risorse. Sì, nelle sue pagine ho avvertito la presenza di una profonda frustrazione e dolore.

G. B. dasa,
Dallas, Texas


26 gennaio, 2019

Hare Krishna, Hrshikesh prabhu,

Così ancora una volta mi ritrovo a lottare emotivamente con tutta questa sordida faccenda, nella quale ho avuto un ruolo. Sto ancora facendo i conti con il fatto che sono andato a New Vrindaban per servire Srila Prabhupada e mi sono ritrovato coinvolto in un’attività criminale. Mi sono cancellato dai social per evitare di parlare di questa faccenda. Ma rimango sulla posizione di cui ti ho detto in un messaggio.

Ti voglio dire che quando Sulochan venne pedinato, la maggior parte delle comunicazioni avveniva attraverso i sistemi operativi della Telecom. A un certo punto mi fu detto apertamente che “lo avrebbero ucciso”. Non voglio scendere nei dettagli: conosci tutti i partecipanti per quanto ne so e a questo punto sai più dettagli di me. Oltre tutto la vicenda è accaduta così tanto tempo fa che per me ricordare diventa sempre più difficile.

Sono rimasto sbigottito nell’apprendere che tu in passato, non eri mai venuto conoscenza del complotto omicida. Mi pareva che tutti allora sapessero, ma a ripensarci potrebbe trattarsi di un ricordo confuso. è proprio come accadde quella mattina dopo l’omicidio, al mangal-aroti, quando nell’aria c’era quella sorta di elettricità e di un brusio fatto di sussurri: “Il demone è stato ucciso!” accadde solo poche ore dopo l’omicidio. Chi lo disse a chi?

Comunque sia, il fatto è che tu hai messo tutti i tasselli insieme e come ti ho detto innumerevoli volte, quello che tu narri nel tuo libro è così come lo ricordo. Non ho ancora ricominciato a leggerlo, ma può darsi che lo faccia presto. E non esiste alcun preciso motivo per cui io ti sto dicendo tutto questo. Forse perché prima di morire ho bisogno di togliermi tutto dallo stomaco. Principalmente voglio difendere i miei confratelli devoti che hanno detto la verità sulla vicenda e sono stati accusati di essere dei bugiardi.

Il tuo servo ,

Jyotirdhama dasa, ACBSP (Joe Pollock, Jr.)
Ex manager Telecom di New Vrindaban


3 febbraio, 2019

Ho appena finito il tuo libro Killing for Krishna. Essendo stato testimone di molti degli eventi che hai narrato, ho trovato il tuo libro avvincente. Un eccellente lavoro di ricerca e di analisi.

Ho intervistato Sulochan poco prima che gli sparassero sul suo camper in fondo a Watseka Avenue. Ero presente anche agli incontri d’emergenza del GBC a New Vrindaban, non tanto per gli incontri ma per attirare più discepoli di Prabhupada possibili e conoscere i loro ricordi su Prabhupada. Al di là del mio servizio che consisteva nel fare interviste per la Lilamrta, sono stato anche production manager per la Gita-Nagari Press per un certo numero di anni e ho collaborato fianco a fianco con Satsvarupa dasa Goswami. Non vedo l’ora che esca Eleven Naked Emperors (Undici Imperatori Nudi). Ho letto la cronologia degli eventi che hai stilato e devo dirti che già quello è illuminante di per sé.

Non ho nessun conto in sospeso. Non sto né da una parte né dall’altra. Sono interessato a dimostrare che tutto quello che è successo nella nostra storia è visibile a tutti.

Non vedo l’ora che esca il tuo prossimo libro. Stai avendo un bel successo. Vai avanti così. Hare Krishna.

Vidura dasa (Brendan Greene)


February 16, 2019

Hare Krsna, Henry Prabhu! I have not been able to read your book as of yet, but you are very brave for telling about the dark side of ISKCON. There are many demons in the dress of Vaisnavas in this Hare Krsna movement. By reading Srila Prabhupada’s books and following his instructions we can develop the discriminatory powers to avoid them. You are always welcome to visit our Prabhupada-based community in Spain.

Purujit dasa, Fuengirola, Spain


15 marzo, 2019

Salve! Volevo farti sapere che il tuo libro mi piace molto e che mi ha molto aiutato sul sentiero della Coscienza di Krishna alla quale sono approdata nel 1994, dopo avere parlato con un devoto a Venice Beach, California. Mi regalò il Libro di Krishna e mi consigliò di seguire la religione della mia famiglia (il cristianesimo) finché non scoprii che avevo bisogno di altro e allora andai alla ricerca di qualcosa che andasse oltre. All’epoca mi resi conto a mala pena di quanto fosse importante quel consiglio. Misi quel libro sullo scaffale e mi dimenticai dov’era. Feci esattamente come mi aveva suggerito. Mio marito ed io ci convertimmo al cattolicesimo. Fui profondamente coinvolta con la chiesa fino al 2002 quando fui stanca della mia fede a causa dello scandalo dei preti. (Sì, i mascalzoni sono dappertutto!) Traccheggiai per 13 anni cercando il vero sentiero della fede ed esplorai tante strade diverse senza che niente catturasse il mio interesse. Il giudaismo, la new age, altre fedi cristiane non facevano per me. Stavo per gettare la spugna e dichiarare che Dio era morto. Per me, o l’una o l’altra...

Alla fine, nel 2015 mentre sedevo nella biblioteca di casa mia e guardavo i libri che erano sullo scaffale mi cadde l’occhio sul Libro di Krishna. Lo presi e lo aprii. Il resto, come si suole dire, è storia. Dopo la mia esperienza con altre fedi, che si riducevano a 60 all’epoca, sapevo benissimo che esistono impostori e imbroglioni in ogni fede. Nello scoprire cos’era accaduto a Srila Prabhupada puoi immaginare come fossi affranta quando seppi che i suoi stessi devoti l’avevano ucciso. Ma non mi scoraggiai. Credo in Srila Prabhupada e in Dio, il Signore Krishna. Mi resi conto che per seguire il vero sentiero di Prabhupada avrei dovuto sapere chi erano i mascalzoni e di chi mi potevo fidare nel movimento com’è oggi. Sarebbe troppo semplice dire che passare al vaglio tutte quelle informazioni è stato un compito uggioso e angosciante come cercare un ago in un pagliaio! Il tuo libro ha per me un valore incalcolabile ed è un vero toccasana che mi ha aiutato a trovare la strada nel labirinto delle informazioni.

Voglio solo che tu sappia che apprezzo molto il tuo libro, quello che scrivi e fai per aiutare a guarire non solo te stesso ma tutti i veri seguaci di Krishna e di Prabhupada nell’epoca odierna. Anche se non sono stata iniziata formalmente da Srila Prabhupada, l’ho accettato come mio maestro spirituale e seguo solo lui e non un imbroglione che dice di essere questo e quest’altro. Attraverso le tue ricerche, le tue esperienze e la verità che narri sento che hai reso un grande servizio a Prabhupada, a Krishna e a tutti i veri seguaci del movimento che Prabhupada aveva creato. Per questo vorrei ringraziarti e farti sapere che almeno una persona apprezza tutto quello che hai fatto. Continuerò a tessere le lodi del tuo libro in lungo e in largo. Grazie per averlo scritto! Grazie! Che Dio ti benedica! Hare Krishna!

Con sincerità,

Leslie Kiang
Daytona Beach, Florida


26 marzo, 2019

Voglio ringraziarti per avere scritto questo libro, Killing for Krishna. L’ho letto tutto. Ritengo che l’argomento della devozione squilibrata debba essere divulgato urgentemente. Hai reso un servizio al movimento di Prabhupada con il tuo libro. Grazie. La tua sincerità e il tuo amore per la verità mi hanno toccato il cuore. Non dovrebbe essere nascosto niente.

Anch’io ho fatto parte dell’ISKCON più di trent’anni fa e ho prestato servizio come leader dei Bhakta e anche come presidente del tempio per molti anni. Dopo qualche tempo, cominciai a occuparmi di queste dinamiche disfunzionali e quindi mi chiesero di andarmene. (Non uccidono più).

Trascorsi due anni nella foresta a riflettere e a cantare e poi avviai una comunità contemplativa vaishnava sulle montagne della Svizzera. Si deve camminare per tre ore per arrivarci e non ci sono strade che conducano lì. Viviamo una vita molto semplice e produciamo noi stessi il cibo che mangiamo.

Volevo giusto dare una risonanza al tuo libro. Grazie.

Tuo Krishna Chandra
Ananda-Dham
Golino, Switzerland.


12 maggio, 2019

Oggetto: la Legge Ferrea dell’Oligarchia

Caro Hrishikesh dasa,

Grazie per questa tua esaustiva ricerca. Il tuo libro dal titolo Killing for Krishna: The Danger of Deranged Devotion è un prezioso punto di riferimento. Mi piace anche il tuo equilibrio e la tua versatilità!

L’ISKCON è fondamentalmente un esempio della Legge Ferrea dell’Oligarchia articolata da Robert Michels. Le organizzazioni devono creare un apparato burocratico per mantenere l’efficienza man mano che esso si espande. Ogni gruppo è fatto di individui devoti, motivati ed esperti sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista politico. Questa cerchia interna è fatta di amministratori stipendiati, dirigenti, portavoce o strateghi politici che appartengono all’organizzazione. è inevitabile che ci sia un organo di amministrazione centralizzato. Solo un numero relativamente basso di individui diventa altamente influente.

L’obiettivo di questa classe dirigente è mantenere e aumentare il suo potere controllando le procedure burocratiche e i processi inerenti alle decisioni da prendere. è improbabile che i membri meno importanti dell’organizzazione possano valutare se i loro leader sono persone responsabili—è la classe dominante che controlla l’accesso alle informazioni creando una struttura incentivante che miri a ricompensare la lealtà. Infatti, per raggiungere la responsabilizzazione i membri dovrebbero essere obbligati a fare ricorso ad un sistema giudiziario e accusatorio esterno all’organizzazione.

Inoltre, è poco probabile che i membri siano consapevoli che il gruppo interno abusa del suo stesso potere. I leader carismatici sono spesso qualificati a sradicare il senso di quello che è giusto o sbagliato dei loro seguaci allo scopo di creare un gruppo accondiscendente di discepoli, mentre creano una mente collettiva all’interno della loro organizzazione. I gruppi sono capaci di razionalizzare i crimini più efferati più di quanto farebbe un singolo individuo che fosse in una condizione di isolamento.

Il comportamento della folla è determinato emotivamente e non in modo logico o filosofico e consente a un leader come Bhaktipada di convincere i suoi seguaci che anche le affermazioni più improbabili sono vere o che le più oltraggiose deviazioni dai principi di Srila Prabhupada avvengano in buona fede.

Sebbene l’ISKCON non fosse organizzata come un’entità democratica, quello che ho capito è che l’ISKCON doveva essere decentralizzata e dare ai templi una notevole autonomia. E se vogliamo essere prolissi le parole “decentralizzato” e “democratico” non sono intercambiabili. Ciò nonostante, i fattori che trasformano un’organizzazione inizialmente democratica in un’oligarchia sono gli stessi fattori che trasformano un’organizzazione inizialmente decentralizzata in una struttura di potere centralizzato dominata da una classe dirigenziale che diventa sempre più corrotta.

Non vedo l’ora di avere tue notizie e spero che questa lettera ti trovi in salute.

Tuo nel servizio a Krishna,

Chand Prasad
Maryland, United States
http://www.biodynamictheology.com


19 maggio, 2019

Caro Hrishikesh Prabhu,
Hare Krishna! Ti prego di accettare i miei rispettosi omaggi. Jay Srila Prabhupada!

Grazie per aver condiviso il messaggio di Chand Prasada sulla legge ferrea dell’oligarchia. Prabhupada ci mise in guardia sui pericoli della burocrazia, sui processi burocratici e su quelli relativi al prendere decisioni. Sì, l’ISKCON doveva essere decentralizzata e dare ai templi una considerevole autonomia, ma i GBC hanno male interpretato l’ordine di essere “la suprema autorità manageriale” per diventare acarya collettivi, come Hridayananda Goswami ha sottolineato nel suo lungo saggio sul GBC. So che almeno in un paese europeo siamo ancora sotto il dominio dell’autorità di due GBC. Uno di essi ha di recente ammesso “di avere fatto degli errori” ma l’incontro durante il quale la cosa fu detta volgeva al termine e non ci fu tempo per nessuno per chiedere quali fossero questi errori e come si intendesse correggerli.

Uno dei meriti del tuo libro Killing for Krishna sta nell’avvertire discepoli e seguaci, soprattutto di un leader carismatico, di essere seguaci osservanti ma attenti e non ciechi. In altre parole, occorre pensare a sé stessi cosa che l’ISKCON non incoraggia troppo. Uno dei problemi è quello del guru visto come assoluto un po’ ovunque e un altro è, come notava Chand Prasada, il fatto che l’atteggiamento della folla e determinato emotivamente e non dalla logica o dalla filosofia.

Stavo anche rileggendo il libro di 420 pagine dal titolo The Guru and the Disciple di Kripamoya dasa. Con molto tatto, in modo onesto e diretto egli discute tanti argomenti importanti, molti dei quali ancora ampiamente irrisolti nell’ambito del movimento per la Coscienza di Krishna: gli errori fatti dai leader e dai guru dell’ISKCON, guru e discepoli in terapia, mettere alla prova il guru, quando abbandonare il guru, ecc.

Ho partecipato al seminario da lui tenuto a Mayapur un paio d’anni fa e rimasi felicemente sorpreso del fatto che gli venne consentito di parlare apertamente di simili “delicati” argomenti. Considero il tuo libro un fattore di guarigione per l’ISKCON costringendola a guardare il proprio lato oscuro, tanto da un punto di vista collettivo che da quello individuale. Doloroso, ma necessario. Il tuo duro lavoro non è avvenuto invano, anche se ci vorrà molto tempo perché il contenuto del tuo libro penetri negli strati della paura, degli equivoci, delle menzogne, delle bugie, dei condizionamenti e della devozione squilibrata.

Devoto ISKCON anonimo dall’India


22 maggio, 2019

Hare Krishna, Prabhu,
ti prego di accettare i miei umili omaggi. Tutte le glorie a Srila Prabhupada.

Ho letto il tuo libro Killing for Krishna e seguo la tua pagina Killing for Krishna su Facebook. è una delle cose più oneste e meglio scritte sulla storia dell’ISKCON

Sono indiano e ho trascorso la maggior parte della mia vita nell’ISKCON negli Stati Uniti. Sono venuto a conoscenza dell’ISKCON e dei libri di Prabhupada mentre ero negli Stati Uniti. Adesso sono di nuovo in India e ritengo che la maggior parte dei devoti indiani vengano tuttora fuorviati da un GBC corrotto e da guru falsi ma approvati dal GBC. Alcuni di loro sono interessati alla lettura ma non hanno accesso alle conferenze e alle conversazioni di Prabhupada a causa di problemi di lingua. Lo stesso vale per la storia dei fatti orrendi che sono avvenute nell’ISKCON dopo che Srila Prabhupada lasciò questo pianeta. Gran parte di essa è su internet ma il problema è che è tutto sparpagliato qua e là. Ed è tutto in inglese. Ammiro il tuo impegno nel rafforzare le informazioni e nel fornire riferimenti veritieri.

Di recente ho visto il tuo post sulla traduzione in spagnolo di Killing for Krishna. L’India è il paese di cui questi falsi guru hanno fatto un vero e proprio fulcro ingannando innocenti devoti indiani. Ho tradotto dei libri dall’inglese all’hindi. Traduco e un amico esperto controlla quello che faccio. Egli ha un dottorato in Hindi. Vorrei rendere il mio servizio traducendo KfK ed altro materiale mediatico ad esso correlato in hindi. Allego la mia traduzione della tua dedica.

Grazie per il prezioso servizio a Srila Prabhupada.

Un aspirante servitore, rimasto anonimo per espressa richiesta,
India.


12 aprile, 2019: Henry, mi sono imbattuto nel tuo libro sugli Hare Krishna Killing for Krishna. Mi sembra meraviglioso. Ho avuto a che fare con l’ISKCON per 12 anni. Dopo il diploma di scuola superiore mi sono trasferito in un tempio. Sono felice che tu abbia raccolto tutte queste informazioni.

13 aprile, 2019: Ho ordinato il tuo libro su Amazon. Che bello. Era ora che qualcuno denunciasse quello che davvero succedeva in quel posto e sembra proprio che tu abbia fatto un gran bel lavoro. Il poco che ho letto ieri sera online è assolutamente coinvolgente. Aspetto con ansia il tuo libro. Parlare dell’ISKCON apre le valvole. Potrei continuare a scrivere all’infinito.

18 aprile, 2019: Ho letto 199 pagine di primo acchito. Interessante. Non avevo mai pensato ad un dietro le quinte dell’ISKCON. Questo offre una visione del movimento di cui non avevo mai sospettato.

21 aprile, 2019: Ho letto fino all’addendum. Assolutamente straordinario. Mi vengono in mente moltissime cose mentre leggo il libro. Anch’io ho trascorso anni a cercare di dimenticarmi dell’ISKCON. Ne sono uscito anni fa, ma, hey, è stata molto importante nella mia vita.

17 maggio, 2019: Ti dissi che avevo finito il libro. è andato oltre le mie aspettative. . . soprattutto, ho scoperto che predica contro le pratiche di gruppo. In fondo ho sofferto per anni per l’oppressione che quel gruppo ha esercitato su di me. Il tuo libro mi aiuta a superare quello scoglio.

29 maggio, 2019: Ogni tre o quattro settimane vado da una psicologa. Nelle ultime tre settimane ho realizzato cose meravigliose riguardo alla mia vita. Ho sofferto così tanto nel corso della mia esistenza. Fortunatamente ce l’ho fatta. Le ho detto che leggere il tuo libro è stata un’esperienza liberatrice per me. Mi sento più leggero adesso. Grazie di nuovo per il tuo libro. Ha avuto un ruolo importante per la mia liberazione dal tremendo dolore che ho provato in passato.

Mark Middaugh
Mesilla, New Mexico


Primo giugno, 2019: Caro Henry Prabhu,

Caro Henry Prabhu, avevo sentito parlare del tuo libro Killingf for Krishna un anno fa e finalmente l’ho comprato. Leggerlo scuote fin dalle fondamenta ogni sentimento positivo nei confronti dell’ISKCON. Grazie al cielo sono un discepolo di Prabhupada. Altrimenti dubito che continuerei a praticare la coscienza di Krishna. Trivikrama Swami è stato a Chico, in California, per un anno, dal 2000 al 2001 e ora mi rendo conto che non è più guru di quanto lo sia io.

Temo per la tua vita, perché l’ISKCON gioca sporco. Guardati le spalle.

Hai reso un grande servizio impegnandoti a pubblicare questo libro. La verità ci renderà liberi.

Bhakti-Lila dasi
Forest Ranch, California


10 giugno, 2019: Namaste, Caro Prabhu.

Spero che la maggior parte dei devoti capisca i gravi difetti di alcuni di questi guru ISKCON. Il tuo illuminante libro può diventare un faro che ci guidi lontano dalla devozione squilibrata e ci riporti alla coscienza di Krishna. Prabhupada ha detto che la coscienza di Krishna è all’80 % buon senso e per il resto devozione.

Prima di leggere il tuo libro avevo una conoscenza generale di quello che era accaduto a Sulochan, ma dopo averlo letto mi sono stati rivelati molti più particolari e fatti sconosciuti. Una devota tedesca mi disse di non avere intenzione di comprare K4K in quanto era già a conoscenza di tutte quelle vicende. Di sicuro avrebbe potuto ottenere nuove informazioni. Ma cosa posso fare? Per qualche strana ragione le conversazioni tra devoti, per lo meno per quella che è la mia esperienza, non durano a lungo in Germania. E sembra che ci sia solo pochissimo tempo per parlare di argomenti importanti. Spero in un miglioramento futuro.

Il nome è stato omesso per espressa richiesta
Germania


19 giugno, 2019: Hi Henry.

Volevo solo dirti quanto mi sono piaciuti il tuo libro Killing for Krishna e il quadro dell’ISKCON che mi ha mostrato. Sono di Vancouver e un mio vecchio amico sfortunatamente è stato vittima di abusi durante il periodo trascorso a quell’epoca nell’ISKCON. Ha subito danni fisici e mentali. Apprezzo moltissimo il valore del tuo lavoro e il modo in cui hai smascherato la verità per quello che davvero era.

Anch’io ho esperienza di pratiche induiste, sebbene si tratti del lignaggio di Shiva/Dea divina che ovviamente è leggermente diverso da quello Hare Krishna, ma non avrei mai immaginato che le follie di cui scrivi nel tuo libro fossero possibili. Molto illuminante. Attendo il tuo prossimo libro Eleven Naked Emperors.

Alix Mochi
Vancouver, British Columbia


23 dicembre, 2019: Caro Henry Doktorski,

ho finito di recente il tuo libro Killing for Krishna e desidero ringraziarti per il tuo racconto equilibrato, frutto di una ricerca straordinaria. Posso solo immaginare la mole di lavoro che lo sottende e anche il solo pensarvi mi sconquassa la mente. Immaginare il grande sforzo che hai compiuto in un periodo di tempo così lungo e alcuni dei motivi dell’imbarazzo che puoi avere provato mi lascia stupefatto e fa sì che io ti offra il mio cuore colmo di gratitudine e della più profonda ammirazione. Secondo il mio umile parere, hai reso alla comunità vaishnava e noi un servizio importante e impegnativo—perché si ottenga il vero valore, la fede deve essere in grado di digerire la verità.

Non vedo l’ora di leggere il tuo prossimo libro sugli acharya di zona (so che è già disponibile su Kindle, ma vorrei leggere la copia cartacea.)

Un’ ultima cosa: sono rimasto felicemente sorpreso di sapere che suoni la fisarmonica! Ho cominciato proprio quest’anno a imparare a suonarla e so suonare delle semplici melodie che sono sufficienti quando sono in harinam. è probabile che più avanti consulti i tuoi libri sull’argomento :)

Ti auguro tutto il meglio.

Con sincerità,

Thomas Desouches
Hong Kong

P. S.

Puoi tranquillamente postare la mia mail sul tuo sito web se pensi che ti serva. Dirò ad alcuni miei amici del libro, ma già immagino gli ostacoli che incontrerò. C’è da capire—sono sicuro che tu lo sappia fin troppo bene- che molti devoti sentono il dovere di proteggere con estrema cura la fede che sperano di sviluppare e che stanno lottando per gestire il proprio rapporto con l’ISKCON, cercando il punto d’equilibrio tra ciò che li attira al tempio e ciò che li ripugna. Ho passato ad un amico il libro di Nori Muster. Mi ha poi confessato che lo ha tenuto per mesi sul comodino prima di raccogliere il coraggio per leggerlo. Tutto questo nonostante gli avessi detto che l’autrice narrava i fatti con una commovente dolcezza e che non aveva alcuna intenzione di andarci pesante ma solo di condividere la verità della sua esperienza e che provavo per lei una sincera gratitudine. Successivamente, dopo averlo letto, era felice di averlo fatto ed era d’accordo con quello che gli avevo detto al riguardo. Ma la sua iniziale esitazione la dice lunga.

Credo che chi sostiene che si debba mantenere il segreto e negare, dichiarerebbe che una così aperta rivelazione come quella che hai fatto tu ha una forza potenzialmente distruttrice che potrebbe gravare sulla fragile fede dei devoti novizi. E penso che in parte sia vero. Ma assumere questa posizione potrebbe ironicamente non risultare “sicuro” come potrebbe sembrare in un primo momento. Potrebbe invece essere la scelta più pericolosa e precaria. Negare inevitabilmente partorisce la feconda madre di tutte le bugie: “io non ho mentito. . . ” E quando la verità trapela—cosa che accade quasi sempre—i devoti alle prime armi, nel caso più sfortunato (e di conseguenza più rovinoso) devono scegliere tra il loro desiderio di una fede e quello della verità. Questo è naturalmente il tema che sottende al tuo libro Killing for Krishna.

Considero tutto questo come una cosa assolutamente malsana che arreca squilibrio alla fondamentale funzione dell’associazione con i devoti, rendendola formale e superficiale in maniera sbilanciata. E non può far altro che insinuarsi e favorire un’interpretazione falsata delle scritture da parte di chi si sente obbligato a continuare a negare. Come si può incoraggiare lo sviluppo di una fede robusta se si girella intorno alla verità?

Hai detto che il lavoro che hai fatto con Killing for Krishna è dettato dall’amore: è garantito che la cosa mi è del tutto chiara mentre leggo il tuo libro—ed è la ragione principale per la quale ho voluto scriverti e ringraziarti. Quando la malattia è a uno stadio avanzato è necessario intervenire con un’operazione chirurgica incisiva e questo richiede coraggio—ovvero “cuore.” Lascia dunque che ti esprima di nuovo il mio ringraziamento per la tua opera.


26 febbraio, 2020: Caro Henry Doktorski,

saluti dall’India. Ho letto di recente il tuo libro Killing for Krishna. Ho acquistato la versione Kindle su Amazon. Per prima cosa un inchino per avere fatto emergere la verità trasmettendola a tutto il mondo. Non ho parole per ringraziarti per gli anni spesi nella ricerca e nella stesura di un libro frutto di un duro lavoro, a beneficio di tutti e in special modo di noi dell’ISKCON.

La maggior parte di noi è convinta (quasi all’unanimità) di sapere chi era coinvolto nel complotto per uccidere Sulochan e chi lo ha ucciso, ma la domanda più importante resta ancora senza risposta. è stato Radhanath Swami ad uccidere Sulochan? Sinceramente vorrei sapere che cosa ne pensi. Non ha importanza se il giudice e la giuria hanno ritenuto Radhanath non colpevole. Hai vissuto a New Vrindaban per così tanti anni ed io voglio saperlo da te. è qualcosa che mi tormenta da molto tempo.

Un devoto dall’India che ha chiesto di restare anonimo.

Risposta dell’autore: Hare Krishna, prabhu e grazie per il tuo gentile elogio. Sì, ho vissuto a New Vrindaban per parecchi anni, ma non ho visto uccidere nessuno. Ho solo intervistato le persone coinvolte nella cospirazione omicida e ho letto i documenti confidenziali dell’archivio segreto di Swami Bhaktipada. Ma sia quelle persone che quei documenti incriminano Radhanath Swami come maggior responsabile della cospirazione omicida. Questo, come sai, è tutto spiegato in Killing for Krishna.

Il devoto dall’India: Grazie per la tua risposta. Cosa suggerisci a chi è stato iniziato da Radhanath Swami e adesso viene a conoscenza del complotto omicida?

Henry Doktorski: suggerisco loro di seguire la propria coscienza come ho fatto io 27 anni fa quando mi convinsi che il mio “maestro spirituale”—Kirtanananda Swami Bhaktipada—era coinvolto in attività illecite. Per anni avevo liquidato queste accuse infamanti come “voci”, ma alla fine cominciai ad avere dubbi e così condussi le mie indagini e parlai con dei giovani uomini che mi dissero che Bhaktipada li aveva molestati sessualmente, quando erano studenti della gurukula. Credetti loro. Perché avrebbero dovuto mentire?

Poi ebbi un darshan privato con il mio “maestro spirituale” durante il quale gli chiesi apertamente se fosse vero. Quando negò dicendo: “Non ho mai infranto i principi regolatori da quando incontrai Prabhupada,” seppi che mentiva e così, immediatamente lo rifiutai come maestro spirituale e smisi di servire la sua missione.

Ognuno, comunque, deve fare quello che ritiene giusto. Non tutti sono in grado di rifiutare all’istante un maestro spirituale menzognero e ingannevole. Per molti, soprattutto quelli che dipendono emotivamente e finanziariamente dall’ISKCON può volerci un po’ di tempo.

Il devoto dall’India: Grazie ancora per l’immediata risposta. Ci hai fatto un grande favore pubblicando i tuoi libri. Il Signore non dimenticherà mai guerrieri come te e Sulochan.

Henry Doktorski: Hare Krishna, amico mio. Sei un discepolo di Radhanath Swami? Vorrei postare la tua domanda e la mia risposta sulla pagina Facebook di Killing for Krishna. Posso usare il tuo nome o semplicemente dire “devoto anonimo”? Grazie.

Il devoto dall’India: Sono un discepolo di Radhanath Swami. Ti prego di non usare il mio nome. Mi metterei nei guai. Se venisse fuori il mio nome sarei buttato fuori dalla comunità. Ho una famiglia e non voglio che abbia problemi di nessun tipo. Non hai idea di quanto sia potente Radhanath Swami in India. Ha oltre 10000 discepoli.

Trovo che la maggior parte degli occidentali abbia la mente piuttosto aperta, ma gli Indiani sono molto sentimentali. Gli indiani non hanno la mente così aperta da poter leggere questo libro. L’ISKCON attualmente è solo profitto, adorazione e onorificenze. Mi sento offeso e ingannato. Non ne posso nemmeno parlare con mia moglie. Lei è una seguace così fedele a Radhanth Swami.

Henry Doktorski: non farò il tuo nome.

Il devoto dall’India: Grazie. Voglio leggere il tuo prossimo libro Eleven Naked Emperors. Hare Krishna.

Henry Doktorski: Hare Krishna, amico mio.


27 Febbraio, 2020: Caro Henry Prabhu,

devo fare alcune domande e dei commenti sul tuo libro Killing for Krishna. Ti chiedo di rispondermi se puoi.

Come mai dei cospiratori come Krishna-Katha e Kuladri vennero scagionati al 100% pur essendo profondamente coinvolti nella cospirazione? A quanto sembra il sistema giudiziario degli USA è più corrotto dei paesi del terzo mondo!

A proposito del denaro e dell’episodio delle impronte digitali, la polizia avrebbe potuto controllare se il denaro usato per la cauzione recava le impronte di Bhaktipada. Se non ce ne fossero state, si sarebbe dimostrato che Radhanath mentiva e che Dharmatma aveva ragione.

C’è da pensare che ci fossero molti cospiratori. Tapahpunja però gode di una posizione particolare. Perché mai perora la causa di Tirtha per dieci ore con Bhaktipada? Voglio dire, sono coinvolte anche altre persone come Kuladri e Dharmatma che però non sembrano preoccuparsi. Tapahpunja avrebbe anche potuto prendere le distanze! Perché cercava di fuggire con Tirtha? Avrebbe potuto farlo separatamente. Gorby chiese a Hayagriva di dare a Tirtha il denaro per scappare.

Perché il secondo processo ebbe luogo nel 1996 se Kirtanananda venne prosciolto dalle accuse dopo avere vinto in appello contro il verdetto del primo processo del 1991? Perché nel 1994 il governo richiese il patteggiamento per Kirtanananda se egli era innocente (avendo vinto in corte d’appello a Richmond)?

Perché Radhanath e Janmastami furono chiamati a deporre davanti al gran jury? Nessuno li aveva implicati. Anche se Dharmatma avesse coinvolto Radhanath perché Janmastami fu chiamato a comparire davanti al gran jury? Perché l’ISKCON sospettò che Radhanath poteva essere coinvolto nella cospirazione? Faccio queste congetture perché gli avevano detto che sarebbe potuto diventare un membro del GBC se non fosse rimasto coinvolto o incriminato nel corso delle indagini.

Quanto all’incidente del Winnebago, solo il conducente vide. Com’è possibile che la metà della comunità credesse alle accuse contro il maestro spirituale mosse da una sola persona? Perché le parole del conducente vennero prese così seriamente? Le implicazioni sono gravi. Perché Radhanath perse la fede così rapidamente e se ne andò in tutta fretta? Chi minacciò Radhanath e Devamrita Swami al punto che dovettero andarsene da New Vrindaban? Se Radhanath Swami venne a sapere che Kirtanananda era corrotto, perché non apprezzò mai gli sforzi che Sulochan fece per smascherare quell’imbroglione di Bhaktipada?

Perché Janmastami avrebbe minacciato tutti i residenti di New Vrindaban? Quale potrebbe essere il motivo? Sembra che Janmastami non sia direttamente connesso con nessuno dei cospiratori di New Vrindaban, eccetto Radhanath. Quindi se Radhanath è innocente, chi altro poteva averlo coinvolto nel complotto per uccidere Sulochan?

Devoto di Kolkata, India. Il nome è stato omesso per espressa richiesta.

Risposta dell’autore: Caro amico,

grazie per le tue richieste. Poni domande eccellenti. Ad alcune sono in grado di rispondere, ad altre no.

D.: “Come mai cospiratori come Krishna-Katha e Kuladri sono stati scagionati al 100% pur essendo profondamente coinvolti nella cospirazione? A quanto sembra il sistema giudiziario degli USA è più corrotto dei paesi del terzo mondo!”

R.: Per quanto ne capisco spesso gli avvocati dell’accusa hanno bisogno di maggiori informazioni per incriminare i responsabili di reati gravi. Quindi scagionano un elemento di minor importanza e aspettano che dica tutta la verità in cambio della libertà e del proscioglimento da qualunque capo d’accusa. La cosa serve a incastrare i pezzi grossi del crimine organizzato e a metterli dietro alle sbarre, sebbene alcuni pezzi più piccoli vengano scagionati.

D.: A proposito dell’episodio del denaro e delle impronte digitali, la polizia avrebbe potuto controllare se il denaro usato per la cauzione recava le impronte di Bhaktipada. Se non ce ne fossero state, si sarebbe dimostrato che Radhanath mentiva e che Dharmatma aveva ragione. C’è da pensare che ci fossero molti cospiratori.

R.: Immagino che la polizia potrebbe avere controllato le impronte digitali sul denaro destinato a pagare la cauzione di Tapahpunja. Comunque, se lo fecero non rinvennero le impronte digitali di Kirtanananda. Quindi il denaro deve essere arrivato da qualche altra parte, probabilmente dall’ufficio contabile di New Vrindaban. Ma ricorda che all’epoca, una settimana dopo l’omicidio, la polizia di Kent non aveva idea di chi fosse Radhanath Swami e quindi perché mai avrebbero dovuto controllare le impronte sul denaro destinato al pagamento della cauzione? Non ho mai sentito dire che la polizia di Kent abbia controllato le impronte digitali sul denaro per pagare la cauzione di Tapahpunja. Sì, la polizia di Kent (o gli investigatori federali) controllarono i soldi di Tirtha per rilevarne delle impronte digitali, ma lo fecero perché c’era un mandato per Tirtha (non per Tapahpunja o per Radhanath).

D.: Ma Tapahpunja gode di una posizione particolare. Perché perora la causa di Tirtha per dieci ore con Kirtanananda? Voglio dire sono coinvolte anche altre persone come Kuladri e Dharmatma. Ma non sembrano preoccuparsi. Tapahpunja avrebbe anche potuto prendere le distanze! Perché cercava di fuggire con Tirtha? Avrebbe potuto farlo separatamente.”

R.: Credo che Tapahpunja fosse affezionato a Tirtha. Provava un po’ pietà per Tirtha. Sapeva anche che se Tirtha fosse stato arrestato, New Vrindaban sarebbe stata nei guai. Amava Bhaktipada e New Vrindaban. Capì che Tirtha doveva lasciare il paese e in fretta. Dharmatma e Kuladri non provavano lo stesso sentimento che provava Tapahpunja per Tirtha. Egli viveva con Tirtha a Buffalo e a Columbus. Sapeva che Tirtha era un devoto sincero, anche infantile per certi aspetti, forse per via della sua triste infanzia. Così Tapahpunja lo voleva aiutare a scappare.

D.: Perché il secondo processo ebbe luogo nel 1996, se Kirtanananda venne prosciolto dalle accuse dopo avere vinto in appello contro il verdetto del primo processo del 1991? Perché il governo richiese il patteggiamento nel 1994 per Kirtanananda se era innocente (avendo egli vinto in corte d’appello a Richmond)?

R.: Anche quando il verdetto viene ribaltato in appello, gli avvocati dell’accusa possono programmare un altro processo per cercare di incriminare di nuovo la persona sotto accusa. Gli avvocati commisero degli errori nel processo del 1991 che vollero evitare in quello del 1996.

Credo che nel 1994 il governo gli abbia offerto il patteggiamento perché non voleva spendere tutto il denaro per un secondo processo. Forse ci si preoccupava del fatto che l’opinione pubblica poteva essere cambiata o forse che il denaro a disposizione era stato decurtato. Chi lo sa?

D.: “Perché Radhanath e Janmastami furono chiamati a testimoniare davanti al gran jury? Nessuno li aveva coinvolti. Anche se Dharmatma avesse coinvolto Radhanath, perché Janmastami fu chiamato a comparire davanti al gran jury?”

R.: Ovviamente l’accusa pensava che Radhanath e Janmastami avessero da offrire informazioni importanti sul complotto omicida. Senza dubbio Krishna-Katha a Los Angeles parlò di Janmastami con gli avvocati dell’accusa, disse di averlo incontrato a Los Angeles nel febbraio del 1986 e che si era recato con Tirtha nel deserto di Mojave per perlustrare le miniere abbandonate dove avrebbero deposto il corpo di Sulochan. Quindi la polizia DOVEVA interrogare Janmastami. E quanto a Radhanath Swami? Chi lo sa. Ovviamente, pensarono che RS potesse essere coinvolto o che forse poteva avere le informazioni per incriminare Bhaktipada cioè la persona alla quale gli avvocati volevano davvero arrivare.

è probabile che fu Jagad-Guru Swami (B. G. Narasimha Swami) colui che ascoltò la confessione di Radhanath sull’omicidio, su una spiaggia di san Diego e che denunciò Radhanath agli investigatori. Lo raccontò lui stesso in maniera più estesa.

D.: “Perché l’ISKCON sospettò che Radhanath poteva essere coinvolto nella cospirazione? Faccio queste congetture perché gli avevano detto che sarebbe potuto diventare un membro del GBC, a meno che non fosse coinvolto o incriminato nel corso delle indagini.”

R.: è probabile che Radhanath abbia parlato del complotto omicida con qualcuno dei suoi confratelli dell’ISKCON. Sappiamo che dopo l’omicidio ne parlò con Jagad Guru Swami su una spiaggia di San Diego. Jagad Guru Swami dice che riferì tutto all’FBI. Sono sicuro che fu una delle persone che denunciò Radhanath Swami. Senza dubbio RS parlò dell’omicidio anche con altre persone.

D.: Quanto all’incidente del Winnebago, solo il conducente vide. Com’è possibile che metà della comunità credette alle accuse contro il maestro spirituale mosse da una sola persona? Perché le parole del conducente vennero prese così seriamente? Le implicazioni sono gravi.”

R.: Metà della comunità gli credette per due ragioni: (1) Sarvabhauma dasa era un devoto serio e rispettabile, non era un ‘fringie’. Ne sentivamo parlare da così tanti anni e molti di noi avevano seri dubbi su Bhaktipada. L’incidente del Winnebago fu la goccia che fece traboccare il vaso e consentì a tutte quelle persone che in segreto nutrivano dubbi di rivelarli agli altri. Eravamo sorpresi che anche così tante altre persone avessero dubbi. Ovviamente coloro che preferirono rimanere devoti fedeli ci considerarono blasfemi.

D.: “Perché Radhanath perse la fiducia così rapidamente e se ne andò in tutta fretta? Chi minacciò Radhanath e Devamrita Swami al punto che dovettero andarsene da New Vrindaban? Se Radhanath venne a sapere che Kirtananada era corrotto, perché non apprezzò mai gli sforzi che Sulochan fece per smascherare quell’imbroglione di Bhaktipada?

R.: Agli inizi del 1987 Radhanath venne a sapere da fonti attendibili (iragazzi della gurukula) che Kirtananada Swami praticava sesso orale sui bambini dell’ashram a casa sua. All’epoca Radhanath pensò che si trattasse di una chiacchiera. In fondo solo un anno prima aveva partecipato all’omicidio di Sulochan per proteggere il “puro devoto” Bhaktipada. Quindi Radhanath dubitò del ragazzo che fu costretto, terrorizzato dalle minacce di morte, a lasciare New Vrindaban. Sei anni dopo, all’epoca dell’incidente del Winnebago del 1993, Radhanath finalmente si convinse (come molti di noi di New Vrindaban) che Bhaktipada faceva sesso con bambini e giovani uomini. O comunque, se già lo sapeva da prima, finalmente fece qualcosa: rifiutò Bhaktipada come maestro spirituale e abbandonò il suo servizio.

Ramanath dasa, un discepolo di Bhaktipada proveniente dalla Malesia, colluso con la mafia (ho saputo che è morto) in visita per la prima volta a New Vrindaban per il festival del vyasa-puja di Bhaktipada, fece delle minacce, a quanto so. E sono sicuro che anche altri potrebbero averne fatte di simili. Quando Radhanath Swami alla fine comprese che il suo shiksha guru Kirtanananda Swami Bhaktipada era corrotto, Sulochan era morto ormai da sette anni. Immagino che Radhanath si sentisse malissimo per avere preso parte alla cospirazione per assassinare un confratello che poi alla fine fu dimostrato aveva ragione a criticare Kirtananada Swami.Notai che negli anni ’90 Radhanath predicava senza sosta l’amore e la tolleranza. Credo che stesse cercando di ribaltare l’opinione che prevaleva all’epoca: la blasfemia va corretta con la violenza.

D.: Perché Janmastami avrebbe minacciato tutti i residenti di New Vrindaban? Quale potrebbe essere stato il motivo? Sembra che Janmastami non sia direttamente collegato a nessuno dei cospiratori di New Vrindaban, tranne Radhanath. Quindi se Radhanath è innocente, chi altro potrebbe averlo coinvolto nel complotto per uccidere Sulochan?

R.: Janmastami non minacciò tutti i residenti di New Vrindaban. Questa fu una voce diffusa da un sannyasi discepolo di Radhanath Swami (per rispetto non faccio il suo nome in Killing for Krishna, sebbene abbia inserito alcuni indizi riguardo alla sua identità) quando entrò in contatto con me via mail. Thomas Westfall, ex sergente dell’ufficio dello sceriffo della contea di Marshall, non sa niente di tutto questo. Quindi di certo non accadde.

Radhanath non è innocente, come affermano Janmastami dasa, Hari Venu dasa, Kuladri dasa, Jyotirdhama dasa, Jagas-Guru Swami (B.G. Narasimha Swami) e Priyavrata dasa. Ti prego di darmi il permesso di postare i messaggi che ci siamo scambiati sulla pagina web di Facebook di Killing for Krishna, amico mio.

Il devoto di Kolkata, India: grazie per avere risposto alle domande. Mi ha chiarito molti dubbi. Posta pure se vuoi, prabhu. Per favore non scrivere il mio nome. Conosco i templi ISKCON ma non sono un devoto regolare. Pratico a casa.


16 aprile, 2020: Salve Henry,

Ho letto Killing for Krishna due volte. Una volta includendo anche le note finali, e una volta limitandomi solo alla storia narrata.

Oddio! La tua attenzione al dettaglio, la miriade di note e i tuoi ricordi personali hanno reso questo libro qualcosa che va ben oltre lo standard consueto dei libri documentaristici! Leggere Killing for Krishna è stata un’esperienza molto complessa, istruttiva e salutare.

Tutto quello che avevo fatto per anni era stato leggere (un libro di genere ‘pulp’) Monkey on a Stick e parlare con qualche devoto di New Dwarka [Los Angeles]. è interessante il fatto che tu, in qualche modo, abbia presentato ogni persona come tale e non come una sagoma di cartone. Scriverò la mia recensione su Amazon con molta attenzione, così da venirti dietro e adottare il tuo stesso atteggiamento compassionevole, nel descrivere la cura e il talento che hai dimostrato in questo libro.

Ho anche cominciato a leggere il libro di Tirtha 100 Monkeyz da un po’. Dimmi—davvero l’ha scritto lui? è troppo ben strutturato ed ha un tono quasi così poetico che diventa difficile conciliare il ruolo che ebbe nell’omicidio di Sulochan e quello di autore talentuoso. Non che tutti i soggetti sociopatici siano privi di talento, ma non mi sembra che mostrare una tale emotività gli si addica—o sbaglio? Il solo pensiero logico è che la storia intera è tutta su di lui, vittima e strenuo superstite di innumerevoli e insolite difficoltà.

In realtà i sociopatici hanno una particolare destrezza nel presentare [sé stessi] come persone buone, benintenzionate e sensibili (con tanto di lacrime di coccodrillo).

Fortunatamente la mia formazione e la mia esperienza in psicologia—compresa la psicologia forense—hanno reso piuttosto trasparenti questi “atti teatrali.”

Onestamente si è trattato di una guarigione dolorosa. Il lavoro che hai fatto per il tuo libro [così come per il tuo più recente] Eleven Naked Emperors, è quasi tangibile. I tuoi pensieri e le tue esperienze lo hanno davvero trasformato in qualcosa che somiglia di più ad una conversazione con un amico. è stato difficile posare il libro per svolgere le comuni attività quotidiane.

Ogni “attore” diventa davvero una persona. Perfino Kirtanananda, che ho incontrato solo una volta o due e che ho trovato alquanto spaventoso. Ebbi la sgradevole esperienza di Hayagriva nel tempio di Haight-Ashbury [nella primavera o nell’estate del 1967]. Sgradevole perché ero un giovane diciassettenne (iperprotetto) e lui mi toccava e mi abbracciava sempre . . . puzzava. . .

Credo che il più eloquente fosse Rabid-Nut [Radhanath Swami]—con i suoi modi da manipolatore. Non l’ho mai incontrato ma ho visto dei video ed è untuoso. Come ho già detto, tu l’hai trattato in modo compassionevole e con rispetto. Sei più grande di me.

Adesso aspetto con impazienza il tuo terzo libro [Gold, Guns and God]—so che sarà un altro successo!

Wade Ryan (Damodar dasa, ACBSP)


20 aprile, 2020
Caro Henry Prabhuji.

Ho acquistato Eleven Naked Emperors su Amazon. Ho intenzione di comprare una copia cartacea di Killing for Krishna prima del Sulochan Memorial di maggio 2020 a Los Angeles, ma la cosa che più mi piace è che i tuoi ebook sono gratis per gli abbonati ad Amazon Prime. Ho consigliato e convinto molte persone a leggere Killing for Krishna sull’app di Kindle perché è gratuita se si ha Amazon Prime. MOLTE persone che non avrebbero acquistato una copia del libro e i devoti più giovani che non dispongono di molto denaro, possono leggere Killing for Krishna sui loro lettori Kindle.

Consiglio Eleven Naked Emperors e Killing for Krishna a tutti i miei amici del gruppo Facebook composto da 30 persone, di cui sono amministratore, sto leggendo il capitolo intitolato “Aftermath” alla fine di Eleven Naked Emperors in cui racconti dove si trovi attualmente ciascuno degli undici acharya di zona, così da poter offrire ulteriori informazioni su di loro. Il tuo libro contiene cose che nemmeno io conoscevo. Un lavoro straordinario! Presto farò anche un breve video per consigliarlo.

Non vedo l’ora di poter incontrare te e Yashodanandan Prabhu al Sulochan Memorial! Hare Krishna. Ti prego di accettare anche i miei umili omaggi, Prabhuji. Grazie per avere realizzato una così grande opera! Tutte le glorie a Srila Prabhupada!

Balanarasimhadeva dasa
San Francisco, California


23 aprile, 2020
Henry Doktorski III, Hare Krishna!

Grazie per il duro lavoro che hai fatto nel rendere palese LA VERITÀ a tutti quelli che non hanno avuto la possibilità di vederla (LA VERITÀ), senza schierarti da NESSUNA parte: GBC- ISKCON vs IRM- ISKCON. Grazie per avere svelato in modo obiettivo LA VERITÀ in entrambi i tuoi libri, Killing for Krishna e Eleven Naked Emperors. Aspetto con trepidazione il tuo terzo libro, Gold, Guns and God. Sei laborioso come un’ape e godi della benedizione di SDG Srila Prabhupada e del Signore Krishna che ti ha concesso di aprire gli occhi di così tanti aspiranti devoti che sono confusi dalle dicerie (prajalpa) e vengono contaminati dal solo sentire e leggere ingiurie (Vaisnava aparadha) anche a danno di devoti che non meritano di essere offesi.

Dinanatha dasa (Dragan Buskoski)
Kičevo, Repubblica della Macedonia


10 maggio, 2020
Caro, Henry-ji.

Mentre leggevo l’ultimo capitolo di Killing for Krishna mi è venuta in mente una domanda. Vorrei sapere se esiste una qualche prova che Radhanath, Janmastami e altri membri siano stati chiamati a comparire nel 1993. Perché, se non sbaglio, Kirtanananda era ricorso in appello dopo il verdetto del primo processo che si concluse nel 1991. Perché furono chiamati a testimoniare? Vorrei che mi raccontassi dettagliatamente di come il padre di Radhanath Swami riuscì a proteggerlo dal governo. Non era uno importante! Non venne fuori nessuna prova che dimostrasse che Radhanath era coinvolto nel complotto. Non esiste testimone che deporrebbe contro di lui. E allora perché mai avrebbe accettato l’aiuto di suo padre?

Devoto di Kolkata (nome omesso per espressa richiesta).

Risposta dell’autore: Grazie per la sua domanda, signore. Poco tempo dopo l’arresto, avvenuto il Venerdì Santo del 1991, Bhaktipada fece richiesta di ricorso in appello. Se la mozione fosse stata approvata dal giudice gli avvocati dell’accusa erano certi che se B. avesse vinto in appello, l’avrebbero processato di nuovo. Com’era previsto, Alan Dershowitz, che Bhaktipada aveva assunto nel maggio del 1991, vinse il ricorso due anni dopo, il primo di luglio del 1993 come spiegato in Killing for Krishna.

Janmastami dichiara che lui, Radhanath e Paramahansa- Krishna Swami vennero chiamati a comparire nella primavera del 1993 e che tanto a lui che a Radhanath venne chiesto di rispondere delle accuse per l’omicidio di Sulochan e che PK Swami e Bhakti-Rasa furono interrogati per la faccenda del ‘copyright’. PK era il direttore della Palace Publishing. All’epoca Bhaktipada non aveva ancora vinto il ricorso in appello, ma anche se lo avesse vinto, non ci sarebbe stato alcun motivo per gli investigatori di continuare con le indagini. Infatti, pensarono che anche ammesso che Bhaktipada avesse vinto l’appello, lo avrebbero processato più e più volte, come accadde nell’aprile del 1996.

Quanto a Radhanath Swami e a suo padre, non sappiamo l’entità dell’influenza che Gerald Slavin ebbe/ha sulle forze dell’ordine federali o sulle agenzie investigative. Sappiamo, secondo quanto dichiarato nell’autobiografia di Radhanath Swami, che Gerald Slavin era diventato piuttosto ricco negli anni ’70. Le persone benestanti spesso offrono il loro contributo generoso per le campagne politiche, per l’elezione dei giudici, i capi di polizia, i governatori, i membri del Congresso, ecc. I ricchi spesso sono strettamente collegati con i leader politici.

Si vocifera che il padre di Shri-Galim (Gary Gardner), un ricco allevatore del Texas, vendette cento capi di bestiame per corrompere l’avvocato del distretto del West Virginia che era stato incaricato di occuparsi del caso delle molestie sessuali attribuite a Sri-Galim, e convincerlo a far cadere le accuse. Madre Kanka, il cui figlio era stato molestato da Shri-Galim, aveva altri figli disposti a testimoniare al processo che Sri-Galim aveva abusato sessualmente di bambini. Tuttavia, di colpo e senza alcun preavviso, le accuse erano cadute. Secondo me la cosa fu molto strana. La ricchezza ha sicuramente il suo peso sulla giustizia degli Stati Uniti.

Ultimamente ho pensato che Radhanath Swami potrebbe ancora avere a che fare con un’agenzia governativa, forse con la CIA, come informatore infiltrato nell’ ISKCON. è possibile che il governo degli Stati Uniti nel 1993 avesse bisogno di una spia con un ruolo di spicco a New Vrindaban e che avesse promesso a Radhanath Swami che qualsiasi informazione lo vedesse coinvolto nell’omicidio di Sulochan, o in altri crimini avvenuti a New Vrindaban, non sarebbe stata usata contro di lui se fosse diventato un informatore del governo, come lo era stato in precedenza Randall Gorby.

Senza dubbio, visto che era implicato nel complotto fino al collo, come rivelato in Killing for Krishna, Radhanath potrebbe avere preso al volo l’opportunità di salvarsi la pelle. Un anno dopo, quando rientrò nell’ISKCON come guru iniziatore e membro del GBC, si rivelò molto più efficiente in qualità di infiltrato per conto del governo nell’ISKCON. Non sappiamo niente di tutto questo, ma i fatti recenti e un agente del governo, a conoscenza del caso di New Vrindaban, poco tempo fa ha approcciato uno dei devoti che parteciparono al complotto omicida e gli ha calorosamente suggerito di tenere il naso fuori da tutta la faccenda perché il governo degli Stati Uniti non vuole che ne venga a conoscenza nessuno. Questo devoto ha “desistito” dai suoi sforzi di convincere Radhanath Swami a confessare il proprio coinvolgimento nell’omicidio perché sa di non avere alcun potere contro l’enorme ricchezza del governo degli Stati Uniti. Non vuole finire com’è finito un altro agente del governo, Randall Gorby, ovvero morto. Ufficialmente si parlò di suicidio, ma tutto avvenne in circostanze estremamente sospette.

Forse anche Radhanath Swami teme il governo degli Stati Uniti. Egli è un agente da 27 anni che ha indubbiamente contribuito a fornire informazioni sulle attività criminali che potrebbero continuare ancora oggi nell’ISKCON. Forse si trova tra l’incudine e il martello. Se confessasse di avere dato il suo contributo alla cospirazione per uccidere Sulochan potrebbe perdere la propria prestigiosa posizione di agente all’interno dell’ISKCON e potrebbe aspettarsi un tentativo di omicidio, proprio come accadde a Gorby.

Possiamo solo pregare per la salvezza di Radhanath Swami. L’ultima volta che l’ho visto mi è sembrato versasse in uno stato di grande ansia e credo che tuttora si trovi in quella condizione. Di certo, i fatti reali riguardanti l’omicidio di Sulochan sono difficili da individuare e secondo me è probabile che Radhanath, Kuladri e altri membri dell’ISKCON e il governo si portino i loro segreti nella tomba.


22 giugno, 2020

è terribile venire a sapere di così tanti orribili fatti come quelli che descrivi in Killing for Krishna. Ma è necessario sapere la verità. Quando ho comprato il tuo libro l’anno scorso, l’ho messo su uno scaffale e ho cominciato ad attendere il momento giusto per leggerlo. Ogni giorno davo un’occhiata alla copertina ma non aprivo il libro: ero terrorizzato da quello che vi avrei letto un giorno. Adesso lo so. Grazie Henry.

Devoto dall’ Italia


26 agosto, 2020

Henry, se riuscirai ad aprire gli occhi anche di una sola persona e salvarla, sarà già abbastanza. Se potrai salvarne anche di più, sarà l’inizio di una nuova era. Tutti noi abbiamo bisogno di conoscere la verità. Ho sofferto mentre leggevo Killing for Krishna. Dopo avere comprato il libro l’ho lasciato sull’ultimo scaffale della mia libreria per circa un anno. Avevo paura a leggerlo sebbene sapessi qualcosa sulla morte di Sulochan. Poi ho deciso che era ora di leggerlo. Ho pianto per ore quando ho scoperto le azioni malvage di coloro che avrebbero dovuto prendersi cura di così tante persone e educarle spiritualmente. Ma ho proseguito nella lettura. Adesso sono una donna diversa. Non c’è posto per le menzogne nella mia vita. E non c’è posto neppure per le favole: non ne ho più bisogno. Krishna è nel mio cuore. E dico No agli imbroglioni che raccontano bugie e abusano degli altri.

Lucia Ballerini
Senigallia, Italy


18 novembre, 2020

A Senigallia, Italia, sono le 3 e 49 del pomeriggio ed è una giornata di sole. Sono felice: sto imparando tante cose dal tuo libro Killing for Krishna e tutto si fa più chiaro giorno dopo giorno. Un paio di settimane fa, quando dicesti che eri stanco di rispondere ai giornalisti e agli intervistatori che ti chiedono sempre degli aspetti negativi delle tue passate esperienze a New Vrindaban, ho cominciato a pensare: “Henry ha ragione. Tutte le cose hanno dei risvolti positivi.”

Quindi ho cominciato a vederle sotto una diversa angolazione. La vita spirituale è qualcosa di grandioso. Il modo in cui ci arriviamo è personale, ma devo dire che la filosofia induista mi ha aiutato a sopportare il pesante fardello che ha volto ho dovuto portare sulle spalle. Uno dei miei nipoti pochi giorni fa ha detto: henry ti ha dato l’opportunità di rinnovare la tua fede in Dio e di vivere felice.” è vero. Adesso non sto cercando di convincermi che qualcosa di grande esiste al di là della realtà. So che esiste e che ne posso parlare con un amico che non è fanatico! Grazie Henry!

Lucia Ballerini
Senigallia, Italy


20 novembre, 2020

Ho finito il tuo libro Killing for Krishna. Trovo che sia un valido aiuto per guarire dal trauma di cui ho fatto esperienza durante il periodo trascorso all’ISKCON. Moltissimi membri dell’ISKCON sono stati vittime degli abusi prodotti dalle strane idee dei leader su Krishna. La maggior parte dei templi ha emulato lo spirito di Kirtanananda spingendo i devoti a diventare schiavi non retribuiti a causa dell’idea inventata che fare denaro soddisfi Krishna. è una cosa tipica delle sette. Fortunatamente sei sopravvissuto a tutte quelle stranezze di New Vrindaban. Molte persone probabilmente sono state rovinate.

Ho aderito nel 1978 in Irlanda e ho aiutato a comprare il tempio di Inis Rath. Sto ancora cercando di guarire da tutte le falsità della setta. Non è facile disimparare i falsi concetti spirituali. Colpa del mio cattivo karma? Forse. Jayatirtha fu il mio primo “maestro spirituale”, poi venne Satsvarupa. Poi presi diksa fuori dall’ISKCON e per questo venni ovviamente trattato come un criminale. Che gruppetto di fondamentalisti crudeli. L’energia materiale è crudele. La vera resa a Dio è molto intima: è una cosa privata.

Mentre vivevo in Irlanda ebbi dei problemi ma leggendo il tuo libro ho realizzato che Prithu (il presidente del tempio ISKCON di Inis Rath) così come la maggior parte dei membri dell’ISKCON cerca di emulare il folle Kirtanananda. Ovviamente il Signore ha permesso che questo accadesse. è una lezione di valore inestimabile per te e per tutti noi andare a fondo e vedere quante trappole insidiose ci sono quando si segua una persona disgraziata. Con un simile straordinario procedimento si approda ad uno dei luoghi più oscuri. Tuttavia, avverto che l’ISKCON oggi è molto più raffinata ma anche più scaltra di quanto lo fosse Kirtanananda e che sta continuando nel suo operato. è come una strana e fasulla versione Disneyland di Krishna.

Leggere il tuo libro mi ha anche riattivato il trauma di un tempo: infatti, ho provato quella sensazione di falsità che le sette creano. Sono davvero fortunato ad essere vivo. Quattro devoti irlandesi si sono suicidati: questo è stato l’effetto devastante dei maltrattamenti subiti nell’ISKCON.

Ho lasciato l’ISKCON nel 2006, ma l’addestramento—ci abbandonerà mai? Ogni anno tra novembre e dicembre mi chiudo in casa a causa del vecchio trauma che mi deriva dall’avere affrontato così tante maratone di Natale. è uno stile di vita così artificiale e innaturale. Sento che l’ISKCON è una delle sette peggiori. Si attiene a delle verità ma le usa per ingannare le persone e farne degli schiavi per ottenerne denaro destinato ai falsi guru e al GBC. Sto guarendo. Sto imparando. Spero che il Signore mi aiuti a guarire completamente e che una vera e propria fioritura dell’amore si risvegli nel tuo cuore.

Clifford Kirk (Keshimardana dasa)


20 novembre, 2020

[In riferimento alla lettera di Clifford Kirk a Henry]: giusto. Uno psicoterapeuta mi ha detto che quando c’è una setta, chi muore suicida è solo la punta dell’iceberg. Molti altri soffrono terribilmente, ma solo in certi casi più gravi decideranno di togliersi la vita. Il che significa che molti altri ancora, forse centinaia o addirittura migliaia di persone si sentono depresse e a volte si suicidano. Sopravvivono ma soffrono di molti traumi psichici. Controllano la loro depressione rivolgendosi la domanda: che razza di leader sono quelli che rendono i loro seguaci depressi e con tendenze suicide?

Avevo un amico che venne iniziato da un guru GBC che non riusciva più a vivere in pace con sé stesso perché era diventato una specie di scagnozzo del guru GBC. Mi disse: “Ho commesso molte, molte brutte azioni per difendere il mio guru.” E così, dopo avere scoperto che il suo guru era “bogus” (falso), visse ancora per soli otto mesi e poi si tolse la vita. Ho pianto per quella morte, un tale spreco e per nessun vero motivo se non che il suo falso guru aveva un grande ego da nutrire.

E c’è un certo numero di casi simili. Il falso guru ha sulle proprie mani tutto il sangue di questa vittima suicida, dal momento che è responsabile al 100% di quello che è accaduto. Wow, ho in mente che Yamaraja si porterà via questi guru e che chiederà ai suoi agenti di sbudellarli se dobbiamo credere agli shastra. E i difensori e gli apologeti santarellini come Mukunda Swami troveranno il loro posto, bello e fatto, sul pianeta di Yama.

A volte il trauma è anche fisico, perché infatti le vittime che hanno dedicato gli anni migliori della propria vita quando invecchiano e non sono più in forma, diciamo sono meno capaci, vengono eliminate e lasciate al proprio destino, costrette a cavarsela da sole. Comunque, dai libri di Henry abbiamo ottenuto anche altri feed back positivi—così la vita delle vittime ha più senso e queste non sono semplicemente vittime in mezzo a tante altre. E così si dà a costoro un po’ di sollievo e si fa in modo che non siano considerati solo dei pazzi isolati, persone che impazziscono a causa delle loro offese.

Alcuni devoti si suicidano e altri si ammalano di cancro ecc. per lo stress e la depressione- e tutto avviene in gran segreto. Non occorre dire che questi leader dovranno pagarla cara per aver fatto soffrire tutti questi vaishnava. Questo devoto ha ragione: il motivo per cui Kirtanananda divenne il beneamato dei leader dell’ISKCON è che volevano essere come lui. Egli divenne il modello per tutti loro, come lo fu per Prithu.

Si tratta di una setta e anche molto malvagia. La sola buona notizia è che sempre più persone si stanno svegliando e condividono le loro esperienze e quello che hanno realizzato e quindi in futuro ci saranno meno vittime da sfruttare. Forse Krishna ha creato Internet perché la gente faccia ricerche e capisca cosa sia tutto questo.

Proprio adesso un altro scrittore di professione ha contattato il PADA per ricevere l’aiuto necessario a rimettere insieme un libro di storia. è strano che a così tanti devoti non piacciano i libri di Henry e che non piaccia loro nemmeno questo autore e che poi non scrivano i loro libri. L’uva non è ancora matura. Comunque facciamo i nostri migliori auguri a questo devoto [Clifford Kirk] che ha ragione a dire che è un miracolo che io, Henry e anche lui siamo sopravvissuti a tutto quello che è accaduto. Molti non lo hanno fatto.

Tim Lee (Puranjana dasa)
Berkeley, California
Postato inizialmente su “Feedback from Killing For Krishna
Krishna 1008: Hare Krishna News


20 novembre, 2020

Caro Clifford, i libri di Henry ci dimostrano che non eravamo i soli a subire il lavaggio del cervello con tutte quelle credenze prive di senso, come i GURU ISKCON, Kirtanananda, Jayatirtha e così tanti altri “PURI DEVOTI”: migliaia di devoti innocenti e sprovveduti dovettero prendere l’iniziazione da quei maestri spirituali ciarlatani e privi di scrupoli e patirne le conseguenze e molti, sfortunatamente, come hai detto tu, si suicidarono. Entrai nell’ISKCON nel 1969 a Los Angeles. Il movimento Hare Krishna era ancora innocente, viveva in quella sorta di età dell’oro della coscienza di Krishna, sulla costa occidentale degli USA. Avevo soprattutto a che fare con Swami Bhaktivedanta che a volte riusciva ad essere una persona piuttosto sapiente e saggia. In altre occasioni faceva affermazioni stupide e pericolose come quando dichiarò che KIRTANANANDA (un pedofilo molto attivo all’epoca) era un puro devoto di Sri Krishna. Affermazioni che alla fine portarono all’uccisione di Sulochan e agli abusi sessuali di centinaia di bambini delle scuole Hare Krishna.

Alcuni devoti sono ancora sotto l’effetto del lavaggio del cervello e ancora cantano le GLORIE DI PRABHUPADA e qualcuno è stato DEPROGRAMMATO dal lavaggio del cervello e ha dovuto riprogrammare mente e cuore con cose positive da fare nella vita. Henry è un esempio da seguire se si vuole attuare un grosso cambiamento di vita. Egli scrive (e sono certo che per lui sia stato terapeutico), suona, insegna il gioco degli scacchi ai bambini e si occupa tanto dei suoi genitori che dei suoi figli. La deprogrammazione implica il forte desiderio di sbarazzarsi di credenze sgradite. A volte ci vogliono anni perché si realizzi. La spiritualità è ancora al centro della mia vita, ma adesso mi occupo per lo più di meditazione buddista e advaita. Alcuni insegnamenti fondamentali della coscienza di Krishna, come il capitolo 2 della Bhagavad-gita, saranno sempre importanti per me. Credere negli dei o nelle dee non fa più parte della mia vita. Credo più nel QUI e ORA della filosofia ZEN.

Henri Jolicoeur (un tempo Hanuman Swami, ACBSP)
Montreal, Canada


4 febbraio, 2021
Caro Henry,

ho appena finito di leggere il tuo libro così ben documentato: Killing for Krishna. Per prima cosa vorrei ringraziarti per il lavoro coraggioso e accurato che ha condotto alla scoperta della verità dietro una coltre di bugie e di informazioni scorrette.

Ho apprezzato anche il grado di compassione che mostri per tutti coloro che sono coinvolti in tutto il dramma connesso a Kirtanananda e alle vicende di New Vrindaban. Non cerchi di giustificare i misfatti commessi dai cospiratori ma li metti in una luce tale che diventa possibile capire che cosa condusse le persone a fare quello che hanno fatto.

Davvero mi sconvolge che una dottrina così bella e così delicata come il vaishnavismo possa condurre a tali assurdi esiti. Il Signore di sicuro è misterioso. Io stesso sono profondamente confuso dalla complessità di Prabhupada: a volte uno uomo solido e divino, altre volte uno che permette che pensieri e principi strani si insinuino nella leadership del suo movimento.

Sono un simpatizzante del movimento Hare Krishna. Sono brasiliano. Poiché sono vissuto in una sorta di “condizione di isolamento”, non ho mai avuto un’associazione diretta con i devoti, per cui ho rimesso insieme un gruppetto di persone per andare in kirtan, cantare Hare Krishna e studiare la letteratura vedica. Canto il maha-mantra per un’ora al giorno, il che corrisponde solo a quattro giri, visto che sono molto lento. Ho dei risultati concreti dalla meditazione sul japa e credo che la dottrina sia davvero bella e che contenga più di una verità. Per questo mi fa stare male il fatto che degli imbroglioni occupino posizioni di potere in quello che potrebbe essere un bel movimento che arreca felicità e pace a tutti.

Detto questo, vorrei rimanere in contatto con te nel caso tu voglia che il tuo libro venga tradotto in portoghese. Credo che la diffusione di questo genere di informazioni possa davvero far progredire la causa della Verità.

Sebbene io non sia un traduttore di professione, lavoro in ambiente accademico (sono un professore universitario) e ho un dottorato in matematica preso in una delle migliori università del Brasile. Ho anche collaborato con i ricercatori in Italia, in India, negli Usa e in altri paesi. Ho fatto qualche traduzione dall’italiano al portoghese per dei devoti italiani (due libri) che ho eseguito solo ed esclusivamente per devozione.

Ti prego di farmi sapere se sei interessato alla traduzione in portoghese dei tuoi libri.

Sinceramente tuo
Nome cancellato per espressa richiesta


15 marzo, 2021
Caro Hrishikesh,

sto ascoltando e guardando l’intervista con Mahatma das (Mario Pineda), prima parte. . Incredibile! Sembri del tutto sincero e desideri contribuire a rivelare la verità. Molto bene. Riveli nell’intervista che non nutri nessun rancore per nessuno e che ti è piaciuto il periodo spirituale di quindici anni che hai trascorso a New Vrindaban. Il motivo per cui penso che sia importante che i devoti conoscano il tuo libro Killing for Krishna è che, a quanto pare, tra i ranghi più elevati della leadership ISKCON c’è ancora quell’immutata corruzione di svariati tipi. Sfortunatamente ne ho una personale esperienza. Attenendoci alla frase pronunciata da Srila Prabhupada: “La purezza è forza”, quella corruzione deve essere rivelata ai devoti che a loro volta devono agire in modo tale da aiutare l’Iskcon a sbarazzarsi di questa pesante tenebra. Occorre controllare e riequilibrare il GBC e il sistema dei guru attraverso persone che non siano membri del GBC. Cominciamo, allora. . . dicendo la verità! Bisogna affrontarla, accettarla e aiutare l’ISKCON a tornare ad essere la forza pura che esisteva nell’ISKCON delle origini, che Prabhupada aveva creato.

Dasarath das
Discepolo di Srila Prabhupada dal 1971
Fondatore di due templi ISKCON in Arizona


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